Negli anni passati con C. mi sono resa conto di una cosa piuttosto imbarazzante: nove volte su dieci, quando mi tocca spiegargli come funzionano le cose in Italia, quelle che erano pacifiche certezze si sgretolano alla velocità di un incredulo "You must be kidding me".
Neanche un inglese tutto sommato decente riesce a salvarmi da questa slavina: non è che non riesco a spiegargliele (a un certo punto lo interrogo per vedere se sta seguendo), è che proprio certe idiosincrasie, specialmente se raccontate in un'altra lingua, si manifestano in tutta la loro abbacinante nudità.
E no, non sto parlando delle consuetudini al volante o dei fenomeni di folklore dogmatico assurti a feste di Stato: parlo soprattutto di cose in cui ho creduto per anni.
Devo dire che inizialmente il senso di destabilizzazione mi dava un po' di vertigini. Ultimamente invece ci ho preso gusto. Trovo che la fase "Spiegalo a C." sia il miglior crash test per valutare la tenuta di un'opinione. Ora che l'effetto devastante dei primi tentativi è passato so che per ottimizzare i risultati devo arrivare allenata. Cioè, prima di lanciarmi a folle corsa con la mia ideuzza, per poi accorgermi che sto sgambettando nell'aria come Wile E. Coyote ben oltre l'orlo del precipizio, cerco di pre-testarla io. Insomma, il bungee jumping non sarebbe altrettanto divertente se non si avesse la quasi totale certezza che la corda reggerà.
Ecco perché il crash test di ieri sera non mi trova impreparata. Cioè, ho fatto un po' la finta tonta, ma giusto per non tradire lo spirito del momento.
- Ciccio, oggi stavo leggendo una cosa che Massimo ha scritto sul suo blog...
- Cosa?
- Il fatto che secondo lui i sindacati sono l'unica speranza per i lavoratori in Italia.
- Ma intendi le union?
- NOOOOOOOOOO! Quella è roba mafiosa! Niente più che una gilda! I sindacati italiani hanno una gloriosa tradizione nelle società di mutuo soccorso, sono loro che hanno elevato lo sciopero a mezzo di rivendicazione dei diritti e, beh, non ti sto a raccontare quello che hanno fatto in passato, ma se nelle fabbriche gli operai non muoiono come mosche è per merito loro!
- Capito... e ora che fanno?
- Beh, praticamente loro discutono con i sindacati dei datori di lavoro, e insieme decidono quanto i lavoratori devono guadagnare. E ogni tot di anni son dolori, perché gli stipendi vanno adeguati e chiaramente i datori di lavoro non vogliono cedere.
- Oddio, messa così sembra che far parte di un sindacato sia una fregatura.
- E perché?
- Beh, perché se sei iscritto loro decidono quanto guadagni!
- Ehm, ciccio, mi sa che non mi sono spiegata... Loro decidono per tutti i lavoratori. Cioè, in teoria no, però in pratica sì.
- COSA?? E perché???
- Beh, perché così tutti guadagnano almeno un minimo...
- Questa è una cosa giusta... ma quindi decidono solo i minimi?
- Uhm, no, veramente di fatto decidono anche i massimi, visto che ci sono anche livelli che variano con l'anzianità e a ogni livello ci sono degli scatti che poi vengono assorbiti nel... come cazzo si tradurrà superminimo--
- Scusa?
- Niente, lassa sta'...
- Ma poi, scusa, ogni volta che nasce una nuova professione questi devono creare il sindacato apposta e discutere di retribuzioni?
- No, di solito per far prima ti piazzano in un sindacato che già c'era...
- E quindi tu che lavori nell'IT?
- ... metalmeccanica...
- COSA?
- Niente, lassa sta'...
- Ma poi chi li vota?
- Beh, immagino ci siano elezioni interne...
- Però poi decidono per tutti...
- Eh...
- Ma insomma, questi decidono solo gli stipendi?
- No! Fanno ancora lotte e rivendicazioni!
- Tipo?
- Tipo l'anno scorso... hanno praticamente bloccato il governo Prodi perché doveva rendere attuativo il decreto che portava il limite minimo per la pensione da 57 a 60 anni per chi smette di lavorare nel 2008.
- Scusa, ma non hai detto che tu non Italia tu non potresti andare in pensione prima dei 65? E che tu hai meno diritti di chi va in pensione nel 2008?
- Niente, lassa sta'... Comunque a loro ti puoi rivolgere se hai problemi sul lavoro.
- Ah, ecco, mi pareva...
- Solo che il sindacato si trova solo nelle aziende più grandi.
- In che senso?
- Nel senso che solo le aziende grandi hanno rappresentanti sindacali.
- Quindi chi è nel sindacato lavora anche nell'azienda? Ma così non è soggetto a pressioni?
- No è tutelato, perché non può essere licenziato--
- Intendevo pressioni in "positivo".
- Ah... hmmm...
- Vabbè, capito. E quelli nelle aziende medie e/o piccole?
- Ehm, loro possono andare agli uffici dei sindacati e incrociare le dita.
- Hm...
- Però a volte funziona -- metti i giornalisti: le cause di lavoro le vincono sempre.
- Ma non mi dicevi che i giornalisti italiani sono praticamente una casta?
- Niente, lassa sta'...
- Vabbé, al solito mi sembra una cosa molto italiana.
- Cosa?
- Il fatto che il lavoro sia vissuto come una maledizione da cui un benevolo padre/padrone ti deve salvare, perché tu sei a prescindere troppo imbecille per farlo. Praticamente questi non ti riconoscono un minimo di autonomia nella tua capacità di contrattare il tuo tempo. E non ti riconoscono la possibilità di migliorare, o di cambiare strada. Ci credo che tutti gli italiani che conosco si lamentano del lavoro che fanno: praticamente entri nel sistema e lì rimani tipo criceto nel percorso obbligato. E per di più, se sei al di fuori del percorso obbligato dei sindacati non hai neanche un diritto.
- Mh.
- E quindi Massimo sostiene che loro salveranno i lavoratori italiani?
- Già.
- E come?
- Ciccio, non lo so... a volte ho l'impressione che noi reduci di sinistra soffriamo della sindrome di Stoccolma. Ostaggi di pazzi sadici, ma senza il coraggio di mandarli affanculo perché non abbiamo più idea di come possa essere la vita senza di loro.
- E ora perché sorridi?
- Niente, pensavo ai crash test. Sono utili, no?
- Eh?
- Niente ciccio, lassa sta'... 'notte!
*clic*
(solo lei può mandarmi a cacare per questo post... ma le abbuono la reazione emotiva solo per un mese, poi basta, eh?)
22.12.08
E mo' spiegalo a C.
Pubblicato da Paola alle ore 08:33 6 commenti
4.12.08
Piove, panettiere ladro
Non che mi ci volessero le sveglie alle 2 del mattino per farmi apprezzare gli sforzi di chi lavora in un panificio, ma di certo quelle poche sveglie mi hanno aiutato a capire quanto sacrificio (e quanto costo vivo) c'è dietro un centinaio di kg di pane. E non parlo di pane superlativo, ma di un pane onesto.
Quindi, se già il vecchio adagio "costa più il pane dei biscotti" mi faceva cascare le palle (in quel modo lento ma inesorabile che solo le beppegrillate hanno di farti cascare le palle), secondo voi, che effetto mi fa ora leggere la versione natalizia del meme?
Pubblicato da Paola alle ore 16:36 4 commenti
6.11.08
Abbronzature, illuminazioni e il fantasma del compagno Togliatti
So che non c'è nulla di più fastidioso che annunciare il ritorno all'oblìo per poi non tornarci, ma stasera mi è finalmente chiara la visionaria strategia del PresConsMin italico (quello "diversamente alto", per intenderci).
Egli non ha proferito una battuta da Bagaglino. Egli ha fatto una scelta di campo.
Non a caso in Russia. Non a caso a colloquio con la marionet il presidente Medvedev.
Egli non ha fatto il simpatico. Egli ha insultato con la sicumera di chi sa di avere le spalle coperte.
Il nostro nano preferito ha nasato gli equilibri geopolitici instabili, e ha spostato l'asse.
Non siamo più amici della Merica.
Ora siamo amici della Russia.
Abbiamo saltato la cortina di ferro.
Roba che manco Togliatti avrebbe mai sognato.
Cominciate a tirar fuori i colbacchi, quest'inverno andranno tantissimo.
Pubblicato da Paola alle ore 21:37 3 commenti
5.11.08
Giusto per chiudere il cerchio
Non ho seguito molto la coda di campagna elettorale, tanto lo sapevo. Ho passato gli ultimi giorni incazzandomi con familiari e amici italiani che a mezza voce ripetevano le solite trite e ritrite sospensioni sulla razza e sul razzismo degli "americani".
Seriamente, detto in una delle nazioni del G8 nelle cui grandi città non si vedono persone di colore con abiti eleganti e valigette di pelle, fa veramente ridere. Italiani, bravissimi a non fare un cazzo, perché guarda: gli altri lo fanno male.
Per la cronaca, avevo pronosticato una vittoria di Obama con 333 voti: evidentemente in un rigurgito di pessimismo tricolore. Ora ritorno nell'oblio, ma ci tenevo tantissimo a ribadire:
ve lo avevo detto.
UPDATE: La telespettatrice Paola si lamenta al TG2 perché "stavolta si è davvero esagerato" con lo spazio concesso dai media alle elezioni americane. Pòra ciccia, tutto tempo rubato a Meredith e a Garlasco, che quelli sì che meritano attenzione. E subito a ruota Claudio Angelini, con una faccia a chiappe sovrapposte, che ora incensa gli Stati uniti come luogo in cui le razze si amerebbero. Ma porcocazzo, ce la facciamo una volta, una sola, a non fare affermazioni ridicole?
A Gerardo Greco che dice che Obama ha vinto solo perché c'era la crisi economica, invece, dico solo prrrr. Questo è il livello dialettico che l'affermazione merita.
Pubblicato da Paola alle ore 10:27 3 commenti
29.10.08
Il meme della paura
Per i due lettori che ancora non lo sanno, sono a Roma fino alla fine di novembre. A studiare. Il pane.
Il momento in cui ho capito che Obama poteva vincere è coinciso con questo articolo di Michael Chabon. Da allora mi è stato oltremodo chiaro che il vero ostacolo all'elezione di Obama non erano i conservatori, ma i disfattisti. Quelli che "voto Hillary per non disperdere il voto" (alle primarie?), quelli che "figurati se eleggono un nero negli Stati uniti" (tu chiamale se vuoi: proiezioni...), quelli che "tanto pure se vince lo ammazzano". E ne ho sentiti tanti, anche tra amici e persone che stimo e con cui ho una larga base di opinioni condivise. Sarebbe interessante studiare il meccanismo che porta al fatalismo politico.
Oggi leggo su Gawker un articolo che parte da una frase di Obama, e porta la mia riflessione molto più in là. Copincollo ampi stralci perché merita, ma l'originale, da leggere per intero, lo trovate qui.
Abbiamo tanto stigmatizzato la paura altrui, quella dei medio-borghesi leghisti che votano il partito che promette loro di liberarli dallo straniero cattivo, e poi siamo stati vittime della nostra. Che sarebbe bello capire esattamente qual è. C'è da rifletterci.There was a tendency in New York, among liberals used to assuming that the elections are all stolen anyway, to assume the Obama campaign was doomed before it began because of his blackness, plain and simple. There was, similarly, a dark speculation, sometimes in the form of macabre joking, sometimes serious paranoia, that Obama would not survive the campaign if he got too close to the prize. What that didn't take into consideration was that as he looked more and more electable, more people liked him. Honestly, some thought Iowans were more likely to shoot him than vote for him. Then he proved them wrong, and the paranoia lifted, slightly. [...]
It's actually kinda shocking how few death threats we've heard about, especially considering the attention this patently ridiculous one received in the media. (Though we'd figure the ATF would be more likely to crow about breaking up an assassination attempt than the Secret Service, who tend to prefer to keep things quiet and not encourage the crazies.) But don't get too complacent! A Missouri Nazi tells The Guardian that a couple more Nazis will still promise to kill Obama, and Andrew Krucoff finds proof that Mississippi is still, you know, Mississippi.
But Obama's right—they're marginalized. The debate's shifted immeasurably, even from a couple years ago. As a fine measure of how far we've come, the GOP has to use code words for "Muslim terrorist" this year instead of just reminding us of his conventional, acceptable Blackness. God bless us all!
Pubblicato da Paola alle ore 08:24 0 commenti
14.10.08
Il punto di non-ritorno
Capisci che la possibilità di ritornare ad abitare in Italia si fa realmente esile quando esci di casa indossando, nel pieno delle tue facoltà intellettive, le Birki con i calzini a righe.
No. Riformulo.
Capisci che blablabla... quando esci di casa indossando con fierezza le Birki con i calzini a righe.
Sai anche che quella esile possibilità non è del tutto preclusa, perché hai optato anche per i pantaloni lunghi. Molto lunghi.
Pubblicato da Paola alle ore 17:42 6 commenti
9.10.08
Gli dei accecano quelli che vogliono portare a perdizione
Non mi bastava, no.
Non mi bastava essere andata a Roma (solo per farmi una chiacchierata con lui, vorrei precisare) e tornarne con una fantastica opportunità di imparare a fare la fornaretta seriamente. E con un maestro d'eccezione.
Non mi bastava che all'aeroporto, per la prima volta nella mia vita, il mio bagaglio spedito arrivasse per primo sul nastro trasportatore.
Non mi bastava misurarmi con una ricetta di lievitato che avevo sempre guardato con un misto di terrore e rispetto. Non mi bastava uscirne vincitrice.
Dovevo sfidarlo ancora il destino, dovevo superare le colonne d'Ercole, e osare là dove gli uomini non osano.
Dovevo comprare i carciofi. A ottobre. Nell'Olanda settentrionale.
Ben mi sta.
Pubblicato da Paola alle ore 10:32 5 commenti
25.9.08
Cara tivù italiana
... ti scrivo perché oggi ho visto una cosa incredibile.
Tu hai presente David Letterman? No, non è che è proprio un comico... è uno che ha cominciato come Marzullo, solo che, oh, ognuno ha il Marzullo che si merita, e in effetti lui è divertente, e noi evidentemente non ci meritiamo un cazzo.
Comunque, mo' Letterman c'ha questo show importante e ci invita un po' tutti, anche i politici. E i politici sono assai contenti quando ci possono andare perché, se hanno un po' di spirito, ci fanno la figura di quelli spigliati e alla mano.
Infatti c'è McCain che con Letterman è sempre andato a nozze. Ci sarà stato almeno dieci volte, e se l'è cavata alla grande. Mo' però è successa una cosa: McCain ha deciso che il suo dovere di senatore lo richiama a Washington, perché ci sono le interrogazioni parlamentari sulla crisi economica. Fa niente che ci sono altri 99 senatori: lui è stato in Vietnam, quindi sa come farli parlare questi maledetti musi gialli. E insomma, basta con quest'inutile campagna, lui c'ha cose serie da fare, mica è come se dovesse convincere qualcuno a eleggerlo presidente degli statiuniti, e se non ci sta lui colcazzo che combinano qualcosa al senato.
Quindi McCain, invitato la sera stessa da Letterman per l'ennesima volta, chiama il conduttore: "Oh, bella David. Mi spiace, stasera proprio non gliela fo. Sto andando all'aeroporto di corsa, devo andare a tagliare i polpastrelli a Paulson (guardalo, c'ha la stessa espressione di Henry Gale!)".
Omette però il piccolo particolare che, prima di andare di corsissima all'aeroporto, si sarebbe fermato a far quattro chiacchiere con Katie Couric per l'edizione notturna di CBS News.
Letterman s'è incazzaaaaato... però, siccome non è Marzullo, non se l'è presa col truccatore tirandogli addosso il fard, ma con John McCain. Di fronte alla telecamera.
Qui il racconto nel caso, cara tivvù, tu sia English-impaired.
Eccheccazz, manco quello vuoi leggere!
Evabbè. In breve: l'ha massacrato.
Perché, cara tivù italiana, lì nella Merica, quando un candidato si lamenta che lastampacomunista non parla/parla male di lui, riceve in risposta sonore pernacchie: "C'è una crisi, se non se ne fosse accorto". Tu gli prepari i panini.
Insomma, cara tivù italiana. Io non è che ti dico che mo' Marzullo deve finirla di fare domande idiote. O che Vespa deve cominciare a fare domande non compiacenti. Non pretendo mica la Merica.
Mi basterebbe, chessò, che magari quando si piega a 90° per una seduta di ass-kissing, almeno la smettesse di far finta che gli piace.
Ecco, sarebbe un passo avanti.
Poi, insomma, fa' come vuoi. Tanto col cazzo che ti guardo più.
Pubblicato da Paola alle ore 09:30 3 commenti
10.9.08
Rubare le parole dalla tastiera
Ah, per inciso, il mio post di oggi l'ha scritto In minoranza.
Pubblicato da Paola alle ore 13:04 0 commenti
Oggi mi sento un po' così
... la Jennifer Aniston della ricerca di lavoro.
(sì, linkare il Sun è indice dello stato di scoraggiamento)
Pubblicato da Paola alle ore 11:11 0 commenti
4.9.08
Grandi speranze
Tra me e il mio tabaccaio c'è una tacita intesa.
Io so che lui parla perfettamente inglese, e lui sa che il mio nederlandese è un gradino sopra a quello del paffuto e biondo nano bavoso che attende con la sua mamma sbuffante che io finisca il mio ignobile teatrino.
Lui sa, ma mai una parola in inglese è stata scambiata tra di noi.
Lui sa, ma regge la parte, con la pazienza e la tenacia del bimbo batavo che tura la diga col ditino.
E a lui mi rivolgo fiduciosa per il mio mini-corso di conversazione nederlandese.
Mi fa ripetere tre volte la domanda, mi chiede se la mia strippenkaart la voglio "grote" o "kleine" (grote, grote, crepi l'avarizia!), se il mio tabacco lo voglio "groen", e poi mi ripete per altre tre volte il prezzo totale, così ripasso i numeri sopra il 20 che me li dimentico sempre. E poi mi cambia sempre i saluti. Hello, hoi, goedemorgen, goedenavond, dag, doeg, tot ziens.
La signora Montessori creperebbe dall'invidia vedendo il mio tabaccaio all'opera.
Se per caso la moglie o la madre mi intercettano prima, si inserisce nell'improvvisata pièce di Ionesco anche se sta servendo qualcun altro. Il mio tabaccaio ha ben chiara l'importanza del suo mandato.
E il mio tabaccaio ha grandi speranze riposte in me. L'altro giorno entro di corsa mentre il rovescione d'acqua, tanto improvviso quanto tipico di queste lande, si abbatte dal cielo. E il mio tabaccaio, ridendo, mi rivolge il corrispettivo di uno small talk inglese sul tempo, della durata di almeno 30 secondi. Guardo il mio tabaccaio, dilaniata tra la commozione per l'onore dell'upgrade e la frustrazione di non aver capito praticamente un cazzo. E, senza dire una parola, leggo nei suoi occhi sorridenti una paterna ed empatica comprensione. "Un giorno" dicono i suoi occhi "un giorno parleremo della pioggia olandese... del mercato che è stato spostato per i lavori di riasfaltamento... del prezzo assurdo delle bollette Nuon... e quel giorno sarà bellissimo... nel frattempo..."
- Wat kan ik voor je doen?
- Eine Een* grote strippenkaart, alstublieft!
*: E comunque non c'è pericolo che mi scambino per tedesca, no.
Pubblicato da Paola alle ore 12:30 5 commenti
1.9.08
Segnalazioni
Molto di corsa, e neppure troppo fresche.
La prima riguarda la frase più infelice dell'anno.
Se c'è una cosa che ho sempre odiato è la "reductio ad usum sondaggi", quella mania di semplificare che fa sì che chiunque possa farsi carico del complesso lavoro del giudicare con una battuta, alla faccia della complessità e della stratificata natura delle cose. Certe dichiarazioni però mi fanno pensare che unirsi ai semplificatori può essere cosa buona e giusta, soprattutto se serve a descrivere Michael Moore con un'unica parola: imbecille. Del resto a lui sono occorsi 5 secondi (vd. dal minuto 1) per qualificarsi come tale.
La seconda è un blog che mi sta facendo molto ridere: Blognigger.com. E di ridere qui si ha estremo bisogno.
La terza è la realizzazione (non so quanto consolante) che la sindrome di Tafazzi è un problema mondiale con cui si spera gli Usa non debbano scontrarsi al momento delle prossime elezioni. Nel Daily Show di qualche giorno fa, John Oliver propone un reportage sui supporter di Hillary Clinton "che si sentono traditi" dalla candidatura di Obama e che hanno deciso di votare McCain. Il video raggiunge picchi di ilarità assoluta, da non perdere.
Pubblicato da Paola alle ore 12:16 0 commenti
31.8.08
Repubblica sempre sulla notizia. O qualche centinaio di km a sud-est.
Noi qui tipo trottole, a fare la spola tra telefono e televisione, a tentare di convincerci che non c'è da preoccuparci, anche se la famiglia di C. ha deciso di rimanere. Siamo pronti a credere alla loro versione, che Nagin sta esagerando perché vuole impressionare chi ha intenzione di rimanere, perché non ha scelta, perché non vuole andarsene. Perché.
E invece ti vengo a scoprire che non ci sarà da trepidare domani mattina e nei giorni seguenti, che Gustav ha già colpito "vicino New Orleans", e che Repubblica.it ha già le prime testimonianze fotografiche (sopra, l'evidenza dello snapshot; qui, se qualcuno in redazione non si accorge prima della minchiata sparata). Quella che Msnbc.com riporta sulla destra, ovvero la posizione attuale dell'uragano, dev'essere evidentemente roba troppo vecchia per quei falchi del giornalismo di Rep.it.
Pubblicato da Paola alle ore 18:54 2 commenti
30.8.08
Labor Day
Attesa tipo sala parto qui.
Evacuazione forzata lì.
L'unica differenza è che qui non si scappa, ma le conseguenze potrebbero essere ironicamente simili.
The storm could hit on Monday.
E allora ammucchiamo i sacchi di sabbia.
Vi pensiamo, lì.
Sappiamo che ci penserete, mentre provate ad andare in Colorado.
Per pochi giorni vi perdete anche la convention democratica.
Non che ve ne freghi un cazzo, giustamente.
Come darvi torto dopo quello che avete passato?
Break a leg.
Pubblicato da Paola alle ore 11:47 1 commenti
22.8.08
Spaghetti, pizza, mandolino e mailme.gif
- Bene, io ho finito le domande. Tu ne hai qualcuna da fare a me?
- Beh, sì, una fondamentale ce l'ho. Visto che sono italiana, visto che non ho le idee chiare, e visto che tu sei la recruiter: pensi che la mia figura sia spendibile nei Paesi Bassi?
- Assolutamente sì. Hai un curriculum molto interessante, hai personalità, parli molto bene inglese. Prima di incontrarti avevo solo una remora, ma direi che ora è superata.
- Quale remora?
- Beh, il fatto che di media i siti italiani sembrano fatti da gente che è rimasta al 1999.
Pubblicato da Paola alle ore 11:31 0 commenti
21.8.08
Shock culturali
Dover imparare a dire "Arrivederci!" al conducente quando scendi dall'autobus.
Pubblicato da Paola alle ore 20:09 0 commenti
5.8.08
There's a Rat In My Kitchen What Am I Gonna Do?
Le autorità di Plum Island possono continuare a cambiare versione ogni tre giorni: "È un cane! No, è un gatto! No, è un licaone!"
Io per i miei mostri mi accontento di indagini affrettate e approssimative: quella cosa scura che mi è schizzata sotto gli occhi stamattina appena entrata in cucina, per poi sparire nella fessura dietro il blocco dei componibili, è un topo. E ora sono un bel pacco di cazzi suoi.
(non è vero, sono gran cazzi miei, ma magari la bestiola intercetta la vibrazione aggressiva e se ne va con le buone... eh, niente da fare, la pollyannite non perdona)
Pubblicato da Paola alle ore 09:36 1 commenti
27.7.08
A Were-Content Manager In Amsterdam
Il testo originale del carteggio è più divertente, ma non mi fido di Google, quindi preferisco tradire il testo e non me stessa, tentando di rendere le buffe locuzioni neder-inglesi in italiano. Ricordando sempre che qui, quando dicono di parlare un pochino d'inglese, fanno impallidire gente laureata a Oxford. Inzomma... di norma in quanto italiana c'avrei poco da prendere per il culo.
Da: Pippa Van Palla
A: Edipèa Enciclopedica
Oggetto: La vostra candidatura
Caro/a Sig./Sig.ra Edipèa Enciclopedica,
Ci avete recentemente inviato il vostro CV per il posto di Spolveratore di Dati Senior. Dopo una prima selezione dobbiamo informarvi che sfortunatamente la vostra candidatura non verrà ulteriormente processata. La ragione per cui ciò avviene è che altri candidati che ci hanno inviato il cv sono più qualificati per questo posto.
Poiché vediamo possibilità per futuri posti di lavoro, vorremmo tenere la vostra candidatura in archivio. Questo significa che vi contatteremo in caso ci siano posizioni o progetti che corrispondono alla vostra esperienza e ai vostri desideri.
In caso non desideriate essere contattati da noi per favore contattateci e rimuoveremo le vostre informazioni.
Speriamo che vi abbiamo informato correttamente con questa mail. Se avete domande potete contattare Pippa Van Palla.
Cordiali saluti,
Pippa Van Palla
Da: Edipèa Enciclopedica
A: Pippa Van Palla
Oggetto: La mia candidatura
Caro/a Sig./Sig.ra Pippa Van Palla,
Grazie per avermi dato una risposta a proposito della mia candidatura.
Devo informarvi che la vostra richiesta di tenere la mia candidatura in archivio non sarà presa in considerazione. La ragione per cui ciò avviene è che altri recruiter che hanno avanzato la stessa richiesta sono più qualificati per questo lavoro.
Spero di avervi informato correttamente con questa mail.
Cordiali saluti,
Edipèa Enciclopedica
(rosico per non aver potuto sfruttare a dovere perle di nonsense quali: "se non desiderate essere contattati da noi, contattateci" -- la prima versione, in effetti, era assai più verbosa e velenosa, ma meglio non strafare, no?)
Pubblicato da Paola alle ore 14:48 1 commenti
25.7.08
AAA content manager mannaro stuzzicasi
Sto scrivendo una lettera al curaro alla simpatica signorina-recruiter che si è data pena di rispondere via mail alla mia job application per un lavoro per cui sarei vilmente sprecata (ma pecunia non olet in questo momento) affermando che "ci sono persone più qualificate per questa posizione".
Ora. Chiaramente è una mail standard. E non è certo la prima mail di "Scusa, non fai per noi" che ricevo (ogni tanto mi lancio e mando il cv per lavori che so per certo di non poter ottenere: bene bene all'ego non fanno, ma è un buon modo per testare la spendibilità della mia figura). E, a dirla tutta, mi aspettavo di non essere scelta perché "troppo qualificata". Però non c'era bisogno di insultare me, la mia professionalità e soprattutto la mia intelligenza. Per poi dirmi che comunque vorrebbero tenere il mio curriculum in caso capiti un'altra occasione. Chessò, magari pulizia dei cessi, che lì posso sperare di non aver tutta 'sta concorrenza (cheppoi dovresti vedermi con l'anitravucci' in mano... faccio meraviglie!)
Quindi ora la signorina si becca un lisciabusso di quelli epocali -- me ne fotto che magari domani vogliono offrirmi un posto come capo del mondo -- in cui colgo l'occasione per ricordarle che chi fa i soldi col recruitment è perché evita di insultare il capitale umano che ha a disposizione, e invece magari cerca di ottimizzarlo e rivenderlo. Probabilmente stamperà la mail e ci farà pulire il cesso a una delle figure sottoqualificate con cui le tocca aver a che fare, ma intanto io mi sentirò assai più leggera.
Pubblicato da Paola alle ore 12:50 1 commenti
23.7.08
IIS (indice inflazione sfiga): aggiornamento luglio 2008
Ricapitolando per chi è rimasto indietro: trasferta a Londra per lavoro fichissimo abortita causa burocrazie; ritorno nei Paesi Bassi con coda tra le gambe, ricerca affannata di lavoro, bollette degli ultimi tre mesi in paziente attesa tipo alligatori della Florida. Contando che alla fine di luglio mancano ancora 8 giorni (sgrat!!!), ecco i parziali:
· documenti per permesso di soggiorno UK in ordine -20 punti
· pratica di richiesta di permesso UK bloccata perché il permesso francese scade dopo un mese e non dopo tre +20 (×3 perché le regole sono cambiate a partire dal 1° luglio 2008, giorno di avvio della pratica)
· casa in stato di igiene apparentemente decente (-10) ma con tracce di escrementi di roditore (+20) (×2 perché ogni tanto in cucina aleggia puzza di topo morto -- una volta tanto forse fuor di metafora)
· buco su parete +10 (no, non scalfittura, buco) orrendamente rappezzato con stucco e vernice di altro colore (+5)
· danno in un punto imprecisato tra grondaia e tetto (+25) con cinque punti di infiltrazione sul suffitto del bagno, di cui quattro esattamente sopra il lavandino (-5) (×2 perché ha piovuto tutta la settimana)
· lavatrice fulminata (+20), probabilmente a causa di un contatto che ha solitamente 1:100.000 possibilità di prodursi (×1,5, non si può stabilire con certezza)
· lavatrice nuova acquistata a 150 euro cash di più (+50% del prezzo di cassa), che il Bancomat olandese s'è magnato (+5) visto che il POS del negozio non ne voleva sapere della mia Visa (+5); il trasporto e il montaggio della suddetta sono stati affidati, per la non modica somma di 32 euro, agli Stanlio e Ollio del Brabante che hanno pensato bene di staccare il tubo della lavatrice senza essersi assicurati che l'acqua fosse effettivamente chiusa, allagando la cucina (+10) e causando una pioggia scrosciante nell'officina del vicino al piano di sotto (+20) che si preparava giustappunto a impermeabilizzare il pavimento (×2). Nel sub-totalone di dumb and dumber vanno considerati -5 punti ilarità (imperdibile la gag del funambolico duo che si spruzza con il tubo di gomma stile Zoolander) e -15 punti perché si sono costituiti spontaneamente al vicino che stava già chiamando l'avvocato. Aggiungerò i restanti -5 punti solo quando vedrò la loro assicurazione pagare i danni.
Totale: 195 punti.
Son cose.
(sgrat!!!)
Pubblicato da Paola alle ore 09:34 0 commenti
19.7.08
18.7.08
Je valt met je neus in de boter!
Dieci gradi buoni in meno in temperatura, dieci punti percentuali in più d'umidità, senso dell'umorismo messo in forma con la pietra pomice (è un complimento, neh?) e sorrisi come non me ne ricordavo. Compreso quello del signore anzianotto nederlandese, vestito come un distintissimo professore d'università pronto per il trekking domenicale, che si avvicina un po' tentennante, come temendo l'incomodo che sta per arrecarci con la sua offerta. L'incomodo nella fattispecie è contenuto in una confezione DVD titolata "Black Anal Initiations". Il tutto nella lindissima cornice di Haarlem, mica nel quartiere a luci rosse di Amsterdam.
Amo questo paese.
Nonostante mi abbia accolto con lavatrice fulminata, un buco nella parete, un'infiltrazione in cinque punti differenti nel soffitto del bagno e un'infreddatura da competizione che ora mi porterò a letto, insieme a un pasticcone di paracetamolo e sudorini freddi che non promettono nulla di buono.
Tot ziens!
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11.7.08
Misery Loves Company
A dimostrazione dei punti 5, 4 e 3 del precedente post, è di oggi la notizia che Angelina Jolie è praticamente ostaggio dei medici dell'ospedale Lenval di Nizza.
Breve riassunto per tutti quelli che fanno finta di non aver mai letto nessuna pubblicazione di gossip, "al limite solo Dagospia, ma leggo solo le segnalazioni su politica e industria". Come se l'industria italiana fosse da prendere più sul serio di un tronista di Maria De Filippi.
I Brangelini, alla fine di Cannes, decidono di fermarsi nella Francia del Sud, in un posto meraviglioso (il Var) tutto valli e colline dove ci sono i castelli nei vigneti, e intorno solo cicale -- ecco, vedi? ho dimenticato le cicale nell'elenco precedente... Insomma si accattano il castello di ordinanza per permettere alla metà incinta di mettervi al mondo i due gemelli benedetti dal Dna, mandando in sollucchero la Francia tutta, che si chiede come faranno i paparazzi a traverstirsi da tralcio o da cicala. Però siccome sono una coppia al passo col loro tempo e con la performance, e sicuramente hanno visto Sicko, e con l'ospedale namibiano abbiamo già dato, decidono di rivolgersi al servizio sanitario nazionale francese, e vanno a passare le due ultime settimane di gravidanza all'ospedale Lenval di Nizza. Pubblico. Pubblicissimo. Probabilmente sono anche consci che così si eviteranno l'A8 in macchina d'estate, che altrimenti i pargoli all'ospedale ci arriverebbero il giorno della graduation. E che a Nizza non ci sono le dannate cicale.
Ora, siccome st'ospedale è gestito da una fondazione, sono sicura che i Brangelini avranno staccato un assegno assai consistente, pretendendo in cambio assai poco: quattro stanze in tutto per loro e per lo staff, e l'oscuramento dei vetri. E sono certa che anche loro si saranno spalmati il volto di infinita gratitudine.
Ma ciò non li ha salvati.
Perché ora la Brangelina non ne può più di stare all'ospedale[1] e chiede cortesemente che il parto sia indotto lunedì 14 luglio. Chiaramente tutta questa manfrina brangelinide della Francia è stata fatta calendario alla mano, e già mi immagino i discorsi nel talamo: "Cool! Pensa che figata nascere in Francia il giorno della presa della Bastiglia!"
Però, insomma, come paturnia da vip mi pare innocua. Se ne sono viste di ben peggiori. E con tutto quello che avranno scucito, oh, se hanno la fregola da 14 luglio, checcazzo, fategliela passa'.
E invece no, il parto sarà indotto martedì 15 [2], perché, l'equipe spiega, è meglio per questioni mediche aspettare martedì 15.
Come se non sapessimo che le infermiere lunedì 14 saranno abbracciate al moroso a guardarsi i fuochi sul lungomare e i medici saranno sparsi tra i barbecue in villa e i cocktail party sul 20 metri ormeggiato a Golfe Juan (a seconda del livello gerarchico).
E non ci sono cazzi, la puerpera ha da aspetta'.
Insomma, mi devo ricredere riguardo al punto 3 del precedente post. Neanche i Brangelini l'hanno passata liscia con il "grazioso concessore" (vd. post precedente). Quindi la ricchezza non conta. La massoneria ancora sì.
[1] Anche perché l'ospedale trovasi a mezzo metro dalla Promenade des Anglais che è un catalizzatore di casino, e a pochissima distanza dall'aeroporto, la cui pista è praticamente la parallela della promenade. Roba da uscire pazzi per molto meno.
[2] A proposito di vicinanza all'aeroporto, supporto la decisione brangelinesca per un motivo molto personale. Io il 15 ho un aereo di mattina prestissimo. Che mi porterà via di qui. Se per caso trovo la strada per l'aeroporto bloccata sono pronta a usare ogni mezzo a mia disposizione. AK-47 compreso. Poi non dite che non v'avevo avvertito.
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8.7.08
Dieci ragioni per scappare dalla Costa azzurra (post ad alto tasso di livore)
10) Riviera Radio: unica emittente locale in lingua inglese, grazie al fatto di essere nel principato di Monaco può fottersene del protezionista legislatore transalpino che costringe le radio a trasmettere almeno il 40% di canzoni di autori francesi o francofoni (e ancora andiamo bene: in Québec la percentuale si alza al 65%). Riesce tuttavia a fottersi l'indiscusso vantaggio trasmettendo sempre le stesse cento canzoni (giuro che non è un'iperbole), quasi tutte vecchie e mai vintage. Alla terza volta che in un giorno ti tocca supparti quella lagna di Get To France di Mike Oldfield cominci a maledire il momento in cui tu hai messo piede in terra di rane.
9) Larghezza delle corsie stradali: io capisco che c'era bisogno di tanta superficie per costruire tante case per fare tanti soldi con i tanti turisti che qui arrivano. Ma dovevano proprio risicarla dalle corsie stradali? No, perché c'è appena spazio sufficiente per far passare una macchina, nemmeno troppo larga. E meno male che mi sono fatta due anni di terapia, lavorando tanto sul concetto di fiducia. Perché bisogna averne tanta nel prossimo per riuscire a farsi il lungomare di Cagnes sur Mer senza essere ossessionati dall'idea che alla guida della prossima macchina che sorpasserai c'è uno che soffre di spasmi muscolari.
8) Educazione: formali fino allo spasimo, barocchi come un tabernacolo leccese, per finire una mail devi augurarti che il destinatario sia ben disposto nell'accettare l'espressione più distinta dei tuoi sentimenti più elevati; qualunque dichiarazione meno entusiastica causerà molto probabilmente una reazione di schifata degnazione per la barbara cultura che ha formato le tue maniere. Salvo poi incontrarli sul pianerottolo: col cazzo che rispondono a un semplice "Buongiorno".
7) Traffico: "Beh, sì certo, d'estate qui è molto affollato... però, ah! Vedrete! L'inverno te la godi tutta la Costa azzurra". Cercavamo di ripetercelo tipo mantra quel giorno in cui siamo rimasti bloccati dentro Cannes e abbiamo impiegato 35 minuti per percorrere poco più di 5 chilometri. Era il 20 febbraio. Era solo un assaggio.
6) Escrementi canini: delle due l'una, o qui si sono tutti convinti dell'opportunità di aumentare il potere drenante dell'asfalto con una spalmata di cacche di cane (il tuo vicino ci mette il materiale, tu ci metti il potere spalmante), oppure il rispetto del francese medio per chi se ne fotte bellamente della cosa comune perché ha il culo troppo pesante (e lo sfintere troppo largo) è addirittura superiore a quello dell'italiano. Perché almeno in Italia qualche eroe che urla appresso ai padroni incontinenti l'ho visto. Qui, mai. E sconsiglio vivissimamente di indossare un qualunque tipo di scarpa aperta a Nizza.
5) Paternalismo e condiscendenza: credo che il processo mentale medio con cui un locale si rapporta al mondo si formi spesso sul seguente postulato "Posto che sei un imbecille. Non ti chiedere perché: sei un imbecille. Sei altro, quindi imbecille. Se anche fossi francese saresti un imbecille perché non sei me, ma per giunta sei straniero, quindi al massimo sei al livello di uno scimpanzè dotato di parola. Ecco, ora possiamo interagire". Perché altrimenti non mi spiego la mia padrona di casa che mi ripete per la sesta volta cos'è un addebito su conto corrente bancario. Nè come mai per legge ogni piscina debba avere un allarme, per proteggere i bambini che cadono accidentalmente in acqua (ma d'inverno ho visto solo allarmi disattivati perché i bambini francesi cadono sì accidentalmente nell'acqua, ma mica quando fa freddo: li prendi forse per imbecilli?). O perché il simpatico ristoratore di Biot si dipinga in faccia un sorriso di degnazione quando gli comunico che no, non è vero che l'unico ripieno possibile dei ravioli in Italia è ricotta e spinaci. "Non, non!" Che cazzo ne vorrò sapere io, che sono italiana, eh?
4) Servizio, chi era costui? Non ce n'è, pubblico o privato, gratis o a pagamento, qui le cose vengono spesso graziosamente concesse. Che tu stia pagando 200 euro per mangiare al ristorante stellato, o che tu sia in fila per mandare una raccomandata, le probabilità di incontrare un grazioso concessore sono altissime. Per ottenere qualcosa dal grazioso concessore, non importa che tu stia pagando fior di soldi, devi dipingerti in faccia un'espressione di infinita riconoscenza (o professarla al telefono, in caso di servizio clienti). Lui o lei, probabilmente, ben consci della loro importanza e dell'entità della graziosa concessione che ti stanno facendo, probabilmente ti tratteranno un po' bruscamente. Ma tu non desistere, non lo fanno mica per cattiveria: è solo che vogliono ricordarti che nella vita niente va mai dato per scontato. Anche se lo paghi a prezzo pieno. E non ribellarti. Il perché lo spiego al punto successivo.
3) Regole. Credo che su questo punto la Francia del sud viva una schizofrenia assolutamente inconciliabile. Da un lato l'esuberante italianità che le è congenita (vedi gente alla guida, quell'aria di melodramma che ogni discussione un po' animata generalmente assume, diffusa propensione a mettertela nel didietro appena possibile), dall'altro quella rigidità tutta burocratica e transalpina per cui le cose si fanno in un modo (è scritto da qualche parte) e da lì non scappi. Che non è la stessa rigidità burocratica dei paesi più a nord, perché lì la burocrazia è ferrea ma equa. Qui ho visto regole cambiare da un giorno all'altro. Sempre in bocca alla stessa persona. Probabilmente la seconda volta non ci eravamo spalmati la faccia di infinita gratitudine. Perché altrimenti non si spiega come mai un contratto di affitto intestato a noi medesimi non è valido come prova di residenza.
Sottopunto: "Non mi compete". Pensavate di aver visto il massimo del concetto espresso dall'impiegato delle poste, eh? Illusi.
2) Catch 22: uno per tutti. Per affittare una casa hai bisogno di un lavoro, e per aprire un conto corrente hai bisogno di un indirizzo di residenza. Senza conto corrente non puoi ottenere una tessera sanitaria, e senza tessera sanitaria non puoi ottenere un lavoro. Facile, eh? Il che mi fa pensare che ci sia un test preliminare per assumere chi si occuperà di process management in questa nazione, per verificare che il QI del candidato sia inferiore a 10. Oppure, cosa più probabile, che tutti i processi siano stati disegnati in modo che chi ne è a capo possa decidere discrezionalmente se fare o meno un'eccezione per te, aggirando la regola. Perché ah? non l'avevo specificato? Il punto 3 di norma non vale se sei un massone, se ne conosci qualcuno, o se hai tanti soldi da buttare (il che spesso si equivale).
1) Chronopost International: il gruppo postale delle spedizioni, la classica goccia che fa traboccare il vaso. Quando pensi di averne abbastanza, che finalmente stai per andartene, che, vabbene, abbiamo due modi di vedere la vita differenti, separiamoci così, in pace e non se ne parli più, ecco... arriva il bello.
Sei lì online, che sul sito Chronopost c'è l'opzione di spedizione dei pacchi a un prezzo decente. Compili perfettamente tutti i campi, concludi l'ordine, fai per pagare con la carta di credito così come hai già fatto mille volte su siti francesi, inglesi, tedeschi, statunitensi, persino cinesi e giapponesi, e il sistema ti rifiuta il pagamento. Chiami Visa, tutto a posto, disponibilità residua per fare questo e almeno altri dieci pagamenti del genere. Riprovi. Niente. Chiami. Una, due, tre volte. Una volta tanto il servizio clienti è gentilissimo, ma non hanno idea di cosa stia succedendo. Intanto le ore passano, e tu devi sbrigarti a concludere l'acquisto perché gli scatoloni vanno spediti entro due giorni. E qualcuno deve venirli a prendere. Ti chiamano dopo otto ore per svelarti l'arcano. Chronopost International non può accettare la tua Visa perché è italiana (il tono, in compliance del punto 5, sarebbe stato equivalente se avessero dovuto riferire che non possono accettare banconote del Monopoli). E si scocciano che tu non possa usare il tuo account Paypal (avete mai provato a perdere una carta di credito e poi registrarne il duplicato su Paypal? Ecco, non provateci) e che tu non abbia più un conto in Francia ("STO TRASLOCANDO, COSA CAZZO CI FACCIO CON UN CONTO IN FRANCIA?"), e che tu non possa chiedere a qualcuno di usare la loro carta di credito francese. Certo, sei tu che sei sbagliato, mica loro che si professano giganti europei del supply chain e usano una piattaforma di e-commerce da venditore di fusaglie.
Insomma, alla fine dopo varie telefonate trovi l'unico cristo che conosci che non è in vacanza (da giugno sono tutti in vacanza!) e ti fai trenta km avanti e indietro con tutto il cash che riesci a recuperare (il resto verrà consegnato due giorni dopo, sempre facendo sessanta km complessivi, per la gioia dell'Opec) e finalmente riesci a concludere l'ordine con la sua carta di credito che canta la Marsigliese. Ritorni a casa ma non puoi fissare l'appuntamento per il prelievo della quintalata e passa di scatoloni, è tardi. Quindi la mattina dopo alle 8 chiami, solo per sentirti dire che sì, ti hanno informato bene: è possibile pagare il servizio in contanti, ma solo nel caso in cui si è acquistato il servizio presso un punto Chronopost. Se si è acquistata la spedizione online, bisogna pagare il prelievo online. Il sistema non permette aberrazioni.
Perché chiaramente sono io che sono aberrante. Qui funziona tutto benissimo.
PS Non vi racconto di come mi sono dovuta caricare la quintalata e passa di scatoloni, farmici le scale, riempirci la macchina usando anche gli interstizi tra sterzo e cambio, il tutto nell'indifferenza generale dei cortesissimi vicini, che pur avendomi vista sudata, affannata e quasi in lacrime, sono riusciti solo a dire "Bonjour!" una volta tanto (graziosa concessione, immagino).
PPS Per i francesi che incappano in questo post. Sono reduce da un mese di puro delirio burocratico, logistico, umano e finanziario nella vostra bella nazione. E sono incazzata come una serpe. Non prendetela sul personale, perché vi assicuro che se l'avessi presa io sul personale a quest'ora mi sarei macchiata di pluriomicidio. Ci sono tantissime belle cose in Francia. E' solo che la maggior parte delle persone che ho incontrato ultimamente fanno a gara per farmele dimenticare.
E ora questo blog chiude i battenti per un meritato (e sudatissimo) trasloco.
Pubblicato da Paola alle ore 18:07 2 commenti
28.6.08
Perché io campo
Quando puntomaupunto, evidentemente colpito dall'entusiasmo con cui comunicavo la prossima dipartita da Supercannes, mi ha improvvidamente chiesto "Ma che t'hanno fatto i provenzali?", mi erano affiorate alla mente tutta una serie di ragioni che stavano andando a formare uno di quei post lunghi, prolissi e parecchio confusi con cui a volte mi diletto.
Però oggi fa seriamente caldo, la piscina è off-limits causa nugoli di pargolame in libera uscita, tristezza e saudade mi hanno fatto venire la stessa espressione di Lassie quando gli hanno rescisso il contratto milionario -- e quindi il pippone rimane lì a gorgogliarmi nel cervello.
Mi è però venuta in aiuto la Lonely Planet -- ripresa in mano per disperazione alla ricerca di una destinazione da gitarella fuori porta in solitaria (sigh). A un tratto mi sono resa conto di una cosa, che non è la ragione per cui comincio a odiare ferocemente questo posto, ma di certo può essere metafa per tutti i motivi che ci spingono a darcela a gambe.
Non c'è un minchia di paese qui intorno che non si inorgoglisca del fatto che qualche vip d'antan l'ha appositamente scelto per tirarci le cuoia.
Ma sul mio cadavere almost famous non metterete le mani, bastardi.
Pubblicato da Paola alle ore 18:41 3 commenti
22.6.08
I Have A Dream
Leggere prima di tirare le cuoia un trafiletto del genere nella pagina delle cronache matrimoniali di qualunque quotidiano italico.
(prete episcopale, psicanalista e gay -- peccato che sia già impegnato)
Pubblicato da Paola alle ore 12:28 0 commenti
18.6.08
Honi soit qui mal y pense
Dove si parte dal calcio (mi perdonino i piccoli lettori che lo odiano) per sottintendere fosche considerazioni sul carattere nazionale. Originale, eh?
L'altra sera ero a un barbecue organizzato da amici francesi, in una villa pazzesca sulle colline con vista su Cap d'Antibes e parte della baia di Cannes -- dettagli ininfluenti per il resto del racconto, buttati lì solo perché mi piace farmi odiare telematicamente.
L'Italia aveva appena pareggiato con la Romania. La Francia scagliava con i Paesi Bassi.
(Paesi Bassi, non Olanda, maremma memetica -- è passato qualche annetto dal Medioevo: quanto scassereste il cazzo per lesa dignità nazionale se all'estero chiamassero ancora l'Italia "Lombardy"?).
Fischio finale dell'arbitro. Una mattanza di bleues et azzurris. Francia e Italia sono in merda. Gli italiani presenti lanciano la polpetta avvelenata. Mettiamoci l'anima in pace: sarà biscotto.
Sguardo perso sui volti francesi. Dessert? Il y a la panna cotta à la piemontaise!
Macché dessert. Fateve servi'. Paesi Bassi (se parlano in inglese il nome lo azzeccano) e Romania si mettono d'accordo.
Attimo di smarrimento tra i francesi, poi una luce nei loro occhi. Putain, qu'ils sont intelligents, les italiens.
Oggi probabilmente quei francesi, se hanno interiorizzato la loro lezione di italianizzazione delle dinamiche interpersonali (per carità, erano già avanti), stanno pensando che noi italiani eravamo lì per instillare e diffondere il dubbio che tanto non c'era niente da fare, che chiunque avesse vinto il match avrebbe visto le sue speranze infrante su un muro di biscotto. Così loro giocavano una partita di merda, e l'Italia avrebbe vinto.
Sapete che c'è? Potrebbero aver ragione. Perché, come un genio ha notato su uno dei millemila commenti sparsi su internet che non posso linkare perché l'ho perso e quindi vado a memoria, il biscotto non c'è stato perché Donadoni ha un amico in Olanda.
E tutti a sperticarsi in lodi sulla sportività di Van Basten, che in questo momento non si perplime su tali e tanti attestati di stima solo perché l'Italia la conosce bene. E ben sa che tutto, complotti compresi, ruota intorno a noi.
E la saga continua...
Pubblicato da Paola alle ore 12:51 3 commenti
9.6.08
Primarie dem 2008, a uso di culi pesanti e cinici di ritorno
Il mio amico Massimo, che gli ci voglio tanto bene di solito ma quando c'è da mandarlo a cagare non mi tiro certo indietro, scrive una tirata nel lieve stile anglosassone che gli è congeniale a proposito dell'interesse dimostrato da tanti italiani nei confronti delle primarie democratiche americane. Per chiarire il punto, cita il post precedente di questo blog, che finisce così per beccarsi la seguente diagnosi: "freva veltroniana".
Devo rimandare la sua distruzione fisica e morale a un altro post (c'è uno tsunami in arrivo che chiede di essere schivato), ma intanto, visto che non ha potuto seguire il dipanarsi della vicenda per evidenti problemi di culite pesante e di snobismo da rigurgito di realpolitik, posto solo per i suoi occhi un condensato di 8 minuti, in cui Slate racconta un anno buono di primarie.
[e se chiede perdono in ginocchio sui ceci forse glielo sottotitolo pure]
Pubblicato da Paola alle ore 09:17 4 commenti
4.6.08
Relief Is Almost As Good As Orgasm
Non che soffra troppo di problemi intestinali, ma oggi riesco quasi a percepire il piacere fisico che si prova dopo una stipsi di due settimane.
Ci si rivede a novembre.
Pubblicato da Paola alle ore 10:13 0 commenti
24.5.08
La gagliarda gioventù nazionalsocialista
Al solito, se non sono dieci contro uno, col cazzo che si muovono.
Pubblicato da Paola alle ore 18:29 0 commenti
Consulenze di comunicazione politica aggratis
Tre ottime ragioni per non ritirarsi dalla corsa alla candidatura, a uso e consumo di politici con pessimi speech-writer alle spalle:
1) Il candidato attualmente in testa potrebbe comprare tre televisioni, il più grande gruppo editoriale della nazione più quotidiani sparsi, e quindi andare contro le leggi sul conflitto di interessi che in qualche stato esistono (OK, a volte solo a parole).
2) Il primo martedì di novembre il candidato designato potrebbe rimanere chiuso nell'autolavaggio (e poi il terremoto, le cavallette, ecc ecc).
3) Il candidato attualmente in testa potrebbe essere rapito dagli alieni/da quelli del futuro e riportato indietro con inquietanti superpoteri.
(cara Hillary, a me non è che dispiaci, ma quando ti dicono che a 'sto giro hai cagato ampiamente fuori dal vaso credici, da' retta a un cretino).
Pubblicato da Paola alle ore 12:17 0 commenti
16.5.08
Piantare i semi dell'indignazione
... che non è quella becera e beota del linciaggio popolare, pronto a bersi qualunque minchiata calata dall'alto e a regire spasticamente di conseguenza, ma quella che nasce dal riflettere e dall'analizzare. Quella che l'opinione pubblica (di cui piangiamo tutti la prematura scomparsa) in teoria dovrebbe condividere con i giornalisti, quelli che a loro volta in teoria dovrebbero fungere da watchdog.
Keith Olbermann non mi è mai stato simpaticissimo, ma questo catoniano pelo e contropelo a Bush e alla sua idiozia di stampo becerberlusconiano dovrebbero metterlo come testo di studio nelle inutili scuole di giornalismo italiane.
Pubblicato da Paola alle ore 11:03 0 commenti
Poi dice: "Ma che ho perso davvero?"
Io con la Francia ho un rapporto schifosamente interessato.
Ci ho vissuto e studiato anni fa, ma solo perché all'epoca mi serviva imparare il francese (e perché varcare i confini italici era già una necessità); non me ne sono mai innamorata, non le sono mai stata grata. Ci vivo adesso, ma già penso al distacco, che non credo sarà dolorosissimo. Le riconosco i pregi del caso, questo sì. Che non si limitano alla bontà del latte, lo ammetto.
Però quando sento le giaculatorie su quanto è fica, quanto è bella, come funziona bene, che ganze le 35 ore, evviva il socialismo francese, di solito mi acchiappa un po' di sconforto.
Forse perché vedo le tante, troppe somiglianze con l'Italia.
Tipo che sindaco socialista di Lione si rifiuta di concedere un servizio di accoglienza minimo per gli scolari richiesto da un municipio (vinto dall'Ump) in vista di uno sciopero generale degli insegnanti. Servizio di accoglienza minimo che l'Ump locale ha deciso di organizzare da sé: chiaramente non ci sarà attività didattica, ma almeno le mamme che non hanno permessi (eh, i precari stanno pure qui), quelle che abitano nelle case popolari della zona, non devono svenarsi per trovare alternative all'abbandono di minore. Servizio previsto pure dal sindaco di Marsiglia, guardanpo', Ump pure lui.
Mi guardo bene dall'entrare nel merito di due ordini di problemi: come le nostre "sinistre" non si facciano scrupolo alcuno di scaricare gran parte del costo economico e sociale di uno sciopero su una delle categorie più deboli (donne ai margini della società) mentre magari ancora inneggiano al proletariato, e di come la Francia del sud sia, così come l'Italia, ancora intrisa e imbevuta del peggior maschilismo possibile: quello che il ruolo delle donne neanche lo vede. De hoc satis, sennò rischio il travaso di bile.
L'unico altro punto che voglio toccare, assai meno pericoloso per il mio fegato, è una sola e semplice domanda: di chi si ricorderanno gli elettori, al momento di tornare alle urne? Del volenteroso Ump che gli garantisce un minimo di servizio, o del proletaristicamente corretto Ps che ha curato gli interessi della gilda di turno mica a scapito dei padroni, ma a scapito delle famiglie più povere? Non è che magari è il caso di riformulare lo strumento "sciopero" in modo che vada a colpire veri interessi, e non servizi basilari? Ah, no, certo, stiamo ancora appianando le divergenze tra maoisti e anarco-sindacalisti, capisco. Fate pure con calma, non c'è fretta alcuna. La storia italiana insegna.
(per quanto riguarda le recenti derive italiane, mi pare che restodelmondo riassuma il mio punto di vista meglio di quanto potrei fare nel mio stato attuale, equamente distribuito tra disprezzo e rassegnazione)
Pubblicato da Paola alle ore 09:14 0 commenti
15.5.08
Pope Makes Baby Jesus Cry
Che poi, che cazzarola ci farà la creatura con tremila uteri inutilizzati.
Pubblicato da Paola alle ore 18:30 0 commenti
29.4.08
Popolo di poeti, santi, navigatori e tassisti
L'abbiamo scoperto leggendo ieri le aperture.
Pubblicato da Paola alle ore 18:32 0 commenti
14.4.08
Ode all'ajetto
(i barbari che non masticano il romanesco idioma possono utilizzare le informazioni su questa pagina per sopperire alla grave lacuna culturale)
Nel 2001 ho provato un senso di morte e catastrofe. Sbigottimento e angoscia. Una sensazione così terrificante che oggi mi aspettavo quasi di riprovarla.
E invece sai che c'è? No, non la provo.
Non solo perché oggi sono a distanza di sicurezza, ma anche perché in questa prima notte di quasi Berlusconi-ter ci sono un paio di pensieri che mi frullano in testa. E che mi fanno ben sperare. Insomma, m'ariconzòlo co l'ajetto.
1) Bipolarismo. Finalmente ce n'è uno. E, devo dire, ha funzionato meglio a sinistra che a destra. Perché la Lega è ancora un golem tutto da domare, e sarà divertente (almeno da 1000 km) vedere come se la cava Berlusconi.
2) I "voti" cattolici de 'sta ceppa. Casini? Bye-bye. Mastella? Au revoir! Senza tutte queste appendici dannose, e con un serio bipolarismo, la Cei avrà molto da penare per ritornare a fare l'ago della bilancia. E nessuna delle due fazioni dovrà rincorrere questa fantomatica preponderante parte della popolazione che vorrebbe impalare gay e infanticide e bruciare in piazza le coppie di fatto. E, secondo me, in tutti e due gli schieramenti non vedono l'ora di togliersi dai coglioni 'sti corvacci neri.
Certo, mo' devo solo farmi convinta che per ottenere tutto ciò vale anche la pena di sucarsi altri cinque anni di Berlusconi. Ci dormo stanotte e poi vi dico.
Update (15 aprile, ore 10): non solo sono della stessa rosea opinione di ieri sera (deve avermi aiutato quell'orata arrosto alla provenzale che cantava le lodi del Signore in tutte le lingue conosciute), ma vedo che la notte ha portato (maggior) consiglio anche ad altri.
Pubblicato da Paola alle ore 23:55 3 commenti
10.4.08
Living On The Edge
Non è che sia proprio materiale da blog, ma oggi mi sento un po' come un giocoliere che ha appena aggiunto la quarta palla al suo traballante repertorio e che, durante lo spettacolo, se ne vede lanciata dal nulla una quinta.
Chi si ferma è perduto.
Op-là.
Pubblicato da Paola alle ore 17:13 0 commenti
3.4.08
Torna a Surriento
Il fatto che in meno di due settimane abbia già visto passare e ripassare i Canadair quattro volte mi pare confermare l'adagio oxfordiano, che la mamma delle teste di cazzo non solo è sempre incinta, ma viaggia anche col Millemiglia.
Pubblicato da Paola alle ore 11:30 0 commenti
27.3.08
Post inutile col solo scopo di far rosicare il maggior numero di persone possibile
Oggi è una giornata di merda in Costa azzurra. Una giornata di merda vuol dire che ha piovuto per 45 minuti, alternando nuvoloni minacciosi e aperture improvvise con sole accecante su un cielo blu-dipinto-di-blu.
E la cosa assai bella è che la giornata di merda l'ho potuta passare senza sensi di colpa rintanata a letto, causa raffreddore da cavallo per aver trascorso l'intera giornata di ieri spaparanzata in spiaggia e quella precedente in giro per Saint-Tropez a lavorare sulla mia abbronzatura (su, compatitemi, sono l'unico essere umano da queste parti a sfoggiare ancora l'incarnato grigio topo da lavoratore dipendente urbano pre-invenzione del lettino solare).
Quindi oggi starnutisco con l'understatement di un camallo, ma con un colorito da signorina chic. Se domani mi sento meglio, vado a fare una puntatina al Comptoir des Cotonniers di Cannes. Certo, pare che sarà un'altra giornata di merda. Tipo che pioverà per 20 minuti. Magari rimando a quello che, pare, sarà un weekend assolatissimo.
Eh lo so. È un compito di merda, ma qualcuno ci dovrà pur abitare in questi posti.
Pubblicato da Paola alle ore 18:47 5 commenti
21.3.08
Le sirene tentatrici del giustizialismo
Non che l'idea che sia la magistratura a instillare un po' di sale in zucca alla gente mi arrida, ma la richiesta del procuratore generale di Napoli di mettere sotto inchiesta il portantino chiacchierino, nell'ambito delle indagini su quell'agghiacciante caso di aborto criminalizzato, è stata una specie di boccata d'aria fresca:
[...] chi ha sbagliato davvero nella vicenda culminata nell´intervento delle forze dell´ordine al Nuovo Policlinico, è stato il portantino Ciro De Vivo, vale a dire l´autore della telefonata al 112 nella quale si segnalava la presenza di una donna nel bagno del reparto di Ostetricia intenta a «consumare un infanticidio».Ora, se si potesse estendere l'accusa di calunnia nei confronti del genere femminile a tutti quei benaltristi pro-life, e se al portantino chiacchierino venisse inflitta una bella condanna, con un salato multone di svariate decine di migliaia di euro, potrei considerarmi quasi (quasi) soddisfatta.
Quella telefonata, scrive il pg nella relazione trasmessa al Consiglio superiore della magistratura, era «mendace» e il portantino deve essere messo sotto inchiesta per i reati di calunnia e violazione dell´articolo 21 della legge 194, vale a dire la norma che punisce chi, essendone venuto a conoscenza per ragioni di professione, rivela l´identità di una donna che si è sottoposta a un´interruzione volontaria di gravidanza.(da Repubblica Napoli, 21-03-2008, il testo dell'articolo è su Napolionline)
Pubblicato da Paola alle ore 18:53 0 commenti
Quello che piace ai bianchi
Visto che l'americanizzazione che ho subito è relativamente recente, prettamente popular e, dal punto di vista delle autoproiezioni, assolutamente epidermica, a me Stuff White People Like ha fatto parecchio ridere.
Ce le ho praticamente tutte: pure le magliette Threadless.
Pubblicato da Paola alle ore 09:31 0 commenti
16.3.08
Saziami, ma di coccole straziami
C'ho un post in canna da un po' di tempo. Ma ancora non voglio spararlo.
Che è poi il solito post che riguarda il vezzo linguistico del momento che memeticamente ti ritrovi in ogni dove, che ti si insinua tra epidermide e cuticagna e comincia a trivellarti qualche ganglio particolarmente sensibile, provocando al tuo corpo spasmi incontrollabili.
Alla ventesima occorrenza saresti anche pronto per comporre il tuo post di reprimenda, stupito di trovare tanta quiescenza al mondo di fronte a un tale abominio. Ma è in quel momento che incappi in uno, due, dieci post. Tutti contro quel vezzo. Tutti più o meno ficcanti, solitamente assai divertenti e perlopiù 'dddefinitivi. E quella tua reprimenda iniziale non sembra aver più molto senso.
A me, che ho notoriamente il culo pesantissimo, il fatto che altri si impegnino così bene per la causa fa molto piacere. Mi era già capitato con solare, la cui illuminante neo-definizione era stata data da un Labranca in forma smagliante (niente link, è roba da pleistocene); oppure con il fastidiosissimo piuttosto che; senza voler toccare l'avvilente e sistematico misuse da parte delle popolazioni nordiche dell'esclamazione 'sti cazzi!
Però è da almeno un anno che attendo invano qualcuno che si scagli contro il principe delle neolocuzioni ad minchiam: il cibo-coccola. Invano. E intanto io soffro.
E quindi, voi, Catoni del crepuscolo linguistico -- lo so che siete lì fuori: avete esattamente una settimana per castigare questo monumento vivente al tratto orale. Non abbandonatemi ora, please, che le mie chiappe pesano vieppiù: 3 etti di burro volatilizzati tra cucina, dolci e lievitati in meno di una settimana... altro che cibo-coccola, questo blog supporta il rape-food-fest.
Pubblicato da Paola alle ore 11:03 2 commenti
13.3.08
McCain e l'(auspicabile) estinzione dei dinosauri
Siccome a questo blog gli ci piace fasciarsi la testa molto in anticipo, e visto che dappertutto ci si accapiglia sulla questione Clinton vs Obama, vorrei lanciare i miei consunti 2 eurocent un po' più lontano. Al primo giovedì di novembre, per intenderci.
Ordunque: chiunque vinca le primarie democratiche, per me, sarà presidente. Lo dico qui, così magari a novembre ve ne siete dimenticati tutti e se le mie acute analisi sono toppate potrò cancellare il post e fischiettare sgarzola, negando persino l'evidenza della cache di Google.
Però ne sono convinta veramente. Due le ragioni fondamentali (tre se ci mettiamo quella classica: statisticamente i presidenti Usa si fanno due mandati e poi c'è l'alternanza. Alternanza: un giorno, forse, capiremo cosa significa).
Uno. Ragione strategica. I candidati repubblicani si sono ritirati dalle primare alla velocità della luce (o quella dei topi che abbandonano la nave che affonda, decidete voi). Eppure almeno Romney e Giuliani se la stavano gustando da tempo questa chance presidenziale. Huckabee ci ha messo un tantino di più ad arrivarci, ma è un predicatore battista creazionista, non è che l'acume ce l'abbia in bundle. E non è dietrologia la mia: Romney non si fa scrupolo di dichiarare che si ripresenterà nel 2012, e persino i battisti creazionisti sanno che un candidato che perde le elezioni farebbe meglio a trovarsi un lavoro da netturbino piuttosto che ripresentarsi alla fine del mandato. E quindi non credo che l'ipotesi "Vieni avanti, cretino" sia tanto campata in aria. Perché McCain? Beh, perché almeno McCain riesce a tenere i voti conservatori, quelli che piuttosto che votare un democratico si farebbero togliere il SUV. E soprattutto perché chissenefrega se McCain perde e non può più ripresentarsi. Tanto è vecchio.
Non uomo di esperienza. Non anziano. No. Vecchio.
Ed ecco che arriviamo alla ragione numero due della mia adamantina convinzione. Quella sociologica. Io non credo che in Italia questo concetto arrivi forte e chiaro. Dopo i sessant'anni negli Usa sei un vecchio. Alla facciazza della correttezza politica. Quando C. mi dice che a cinquant'anni vuole andare in pensione, ci metto sempre quei due minuti prima di realizzare che no, davanti a me non ho un Cobas fatto di crack in vena di rivendicazioni estreme. Ho una persona che viene da una cultura in cui il valore della persona non cresce con l'andare degli anni. Se mettiamo "valore" ed "età" sugli assi di un piano cartesiano, in America disegnano una bella parabolona, mica una linea retta.
Non dico che è giusto. Non dico che è sbagliato. Mi limito a registrare il dato di fatto.
In America quando arrivi a ventun'anni non è che puoi solo bere. Sei ufficialmente un adulto. Nel senso che per quell'epoca è il caso che ti levi dalle palle di mamma e papà. E con una certa prescia. Nel mondo del lavoro corporate a trent'anni sei manager. A quaranta arrivi all'apice della tua carriera. E poi ti aggrappi fin che puoi. Perché sai che sta per arrivare chi ti fotte il posto. Qui noi ancora a farci le pippe sugli scaloni (un problema dai contorni drammatici, tutti quei poveri 59enni che avrebbero dovuto aspettare due anni e non uno prima di andare in pensione: io ancora piango la notte quando penso al pericolo che hanno scampato). Lì in pensione presto ci vanno perché è il mercato del lavoro che lo richiede.
Quindi, probabilmente, in Italia non ci rendiamo conto che per gli statunitensi vedere i nostri senatori a vita scortati in aula dalle badanti è una specie di lascito tribale che, per esoticità, è rivaleggiato solo dal pasto rituale dei cacciatori di teste del Sarawak. E non ci rendiamo conto che Veltroni è inneggiato mica perché all'estero sono tutti imbecilli, ma solo perché risultava inconcepibile per uno straniero (anglosassone, per di più) vedere Berlusconi e Prodi ancora lì a duellare da più di quindici anni. E col catetere in mano.
Il fatto che l'Italia sia un paese in mano ai vecchi dovrebbe essere noto a tutti (senza andare a scomodare le inchieste dei vari Economist, Financial Times, e così via); che le speranze di crescita per gli esemplari sani e adulti della specie siano quasi nulle, inzaccherati come sono nella pelosissima categoria dei gggiovani, ormai dovrebbe essere affiorato nell'inconscio collettivo; dubito ancora che si sia capito quanto l'etichetta gggiovani sia schifosamente strumentale, e mi domando sempre il perché non scoppi una cazzo di rivoluzione ogni volta che Vespa ci fa una trasmissione demente sopra. Ma questa è un'altra incazzatura (e un altro post).
Quello che vorrei far notare qui è che l'età sarà un fortissimo handicap per McCain. Soprattutto ai pundit de noantri che scrollano la testa di fronte a Clinton o Obama, dicendo "E' donna/nero".
Non sottovalutate l'età. Negli Usa conta, eccome. Con il personalissimo augurio che cominci a contare pure in Italia. E che presto i gggiovani siano pronti e desiderosi di cedere il posto agli anziani. Solo sull'autobus, però.
Pubblicato da Paola alle ore 14:44 3 commenti
7.3.08
Io domani non ci sono
... ma l'8 marzo lo festeggio così.
Grande zauberei.
Pubblicato da Paola alle ore 11:21 0 commenti
6.3.08
Nel segreto della cabina elettorale, il porcellum ti guarda
Interessante articolo sugli effetti collaterali della soglia di sbarramento al Senato.
Sai che c'è? Fàmo che non torno proprio...
Pubblicato da Paola alle ore 09:12 1 commenti
4.3.08
Dagli amici mi guardi Iddio
Soprattutto quando ti ritrovi come amico Rush Limbaugh (sì, lo so che è Fox News, per una volta non vi si incancrenisce il browser, su). E Sean Hannity segue a ruota.
Vabbè che lo scopo è quello di "indebolire" il partito democratico, però pòra Hillary: più che un endorsement, un kiss of death.
(note to self: riproporre la strategia a Uòlter, riadattata per il mercato italico. Possibili accoppiate: Binetti - Betulla)
Pubblicato da Paola alle ore 13:42 0 commenti
28.2.08
The French Vegan Conspiracy
Ok. Scena.
Mi assetto a tavola per il mio solingo pranzo con un quasi-perfetto uovo in camicia e i suoi bravi crostini di pane nero sotto. La TV cinguetta felice il solito foux-da-fa-fa (pubblicità progresso: Flight of the Conchords, spettacolo) che sento e non sento -- lo metto lì sperando di reimpossessarmi del francese per osmosi. A un certo punto, mentre con la forchetta infilzo il rosso d'uovo che comincia a colare fuori tutti i suoi goduriosi grassi animali, appare ciò:
La forchetta rimane a mezz'aria, come un aeroplanino con l'omogeneizzato Nipiol dirottato dalle mamme della Lega del latte.
Devo fare un passo indietro: io amo, bramo, stramo, adamo il latte.
Chi mi conosce sa che non c'è miglior modo per trasformarmi in un licantropo col culo girato che negarmi il mio tazzone di latte freddo col caffè caldo la mattina. Una delle gioie al pensiero di tornare a vivere in Francia è che qui anche il latte uht (che in Italia berrei solo sotto minaccia di un fucile a pompa) ha un sapore divino. Qui al supermercato di Les-Hautes-de-Roccasgurgola trovi un intero bancone dedicato al latte di capra in tutte le sue declinazioni. Qui il formaggio non è prodotto tipico, è santo patrono.
Mentre raccolgo la mandibola, penso che dev'essere colpa di un'infiltrazione delle "Cellule vegane combattenti" tra i creativi se l'associazione dei produttori di latte se ne esce con una pubblicità che ha fatto passare a me la voglia di avvicinarmi a qualunque lavorato vaccino. E anche l'uovo è diventato freddo. Grazie, eh?
Pubblicato da Paola alle ore 15:16 2 commenti
26.2.08
Obamania
Questo blog si sta ufficialmente preparando al dibattito democratico che vedrà opposti Clinton e Obama in Ohio stasera (stanotte) prima delle primarie nello stato in questione.
In realtà questo blog pensa che la sua americana metà stia tentando di stordirla a botte di streaming di Meet The Press, Keith Olbermann, Hardball with Chris Matthews and so on (tutti qui, per comodità vostra e dell'americano). Perché, di suo, questo blog potrebbe morire di scompenso epatico se fosse esposto all'equivalente italiano dello stesso trattamento.
E questo blog pensa pure che la prossima volta che sente Shame on you, Barack Obama accopperà qualcuno. Meno male che mancano pochi giorni.
(epperò, bisogna dare credito a Hillary che l'accesso alla sanità pubblica per tutti lo vuole lei, non Obama -- che chiaramente questo blog deve e vuole supportare, sennò gli vengono tagliati i viveri)
Pubblicato da Paola alle ore 18:44 0 commenti
Carlucci? Dimettiti. Ora.
Questo (esimio? esilarante? esiziale?) epistolario tra una mente di scienza e un eucariota semievoluto è ricomponibile tra testo e commenti del relativo post su Galileo.net, ma la figura da misera cioccolataia rimediata da Gabriella Carlucci brilla in assoluto fulgore solo leggendo lo scambio che segue senza soluzione di continuità (vabbè, la poveretta sta ancora imparando alcuni fondamentali sui Codici italici, non è che si possa pretendere troppo). Enjoy.
Roma, 7 febbraio 2008
Spett.le :
Presidente Prodi
Ministro Mussi
Sottosegretario Modica
P.C. : Componenti Commissione
Cultura Camera dei Deputati
Componenti Commissione
Cultura Senato della Repubblica
Nel proporlo alla Presidenza del CNR Luciano Maiani è stato definito fisico di alto profilo dotato di grandi capacità manageriali. [1]
Niente di più falso.
Maiani nel 1969 ha avuto la fortuna di lavorare per un semestre ad Harvard con Sheldon Glashow (Premio Nobel per la Fisica nel 1979) con i quale pubblicò l’unico suo lavoro degno di interesse.
Lavoro che firmò ma che chiaramente non capì visto che nel 1974 lo rinnegò pubblicando un altro lavoro (nota bene: insieme a Cabibbo, Parisi e Petronzio) dove confusero particelle elementari di proprietà fisiche diverse. Successivamente Glashow addirittura si oppose a che Maiani ottenesse un posto di ruolo al CERN poiché manifestamente non aveva capito una teoria di cui era autore. Cosa, questa, estremamente ridicola.
Tutto questo creò un notevole danno di immagine alla Fisica italiana e alla tanto pubblicizzata scuola romana della Sapienza: i famosi “eredi di Fermi” che ancora non hanno prodotto nulla di scientificamente rilevante ma che sono molto abili nel procurarsi posizioni di potere: Cabibbo è stato Presidente dell’INFN e dell’ENEA, Petronzio è l’attuale Presidente dell’INFN, Parisi ha presieduto il Comitato di Alta Consulenza che ha portato Maiani alla Presidenza del CNR.
Maiani è stato Presidente dell’INFN e Direttore del CERN provocando danni devastanti ad entrambe le istituzioni. Particolarmente critica fu la sua gestione del CERN come è dimostrato da numerosi documenti (si veda, per esempio, Nature del 4 ottobre e dell’11 ottobre 2001).
Letizia Moratti, allora Ministro della Ricerca, riuscì a risolvere la crisi e impedì una bruttissima figura all’Italia. Da ricordare che Parisi e Petronzio manifestavano nelle piazze italiane contro la Moratti proprio mentre lei si impegnava a salvare la faccia (e non solo) al loro sodale Maiani.
Tutto questo non potrà essere dimenticato. Sarebbe pertanto utile per il bene di tutti e, soprattutto, del CNR che Maiani facesse un passo indietro. Invito anche i colleghi della Commissione Cultura del centrosinistra ad informarsi meglio prima di esprimere giudizi non basati sui fatti e chiaramente in malafede. Questo invito è inoltre particolarmente rivolto al Sottosegretario Luciano Modica.
On. Gabriella Carlucci
***
Boston, February 14, 2008
Sr. Romano Prodi
Prime Minister
Dear Sir:
I have been shown the contents of a slanderous letter written to you by Sra. Gabriella Carlucci, MP and dated February 7, 2008. This letter was published in Puglia-Live and has been widely disseminated. It falsely claims that I have questioned the scientific competence of Prof. Luciano Maiani, the recently elected President of the CNR, and had opposed his appointment at CERN. These utterly invidious and untrue allegations were part of a more general attempt to belittle the scientific standing of Prof. Maiani. The letter denigrates his scientific accomplishments over the years and those of his colleagues, Profs. Cabibbo, Parisi and Petronzio, whose work was claimed to have caused serious damage to the image of Italian physics worldwide. Not so!
The remarks that Sra. Carlucci attributes to me are wholly untrue and malicious. Prof. Maiani played a key role in our collaboration decades ago, for which he was duly recognized internationally by the awards of the highly regarded Dirac Medal and Sakurai Prize. Maiani’s many research publications have been cited well over 8000
times (not including the 3600 citations to our joint work). I have never written, suggested or thought anything remotely disparaging about the skill and accomplishments of this stellar Italian scientist.
The more general arguments in Sra. Carlucci’s letter are equally false, slanderous and malicious. I, and my colleagues worldwide, have the highest regard for the many outstanding contributions of Italian theorists to particle physics, among whom Profs. Cabibbo, Petronzio and Parisi (as well as Maiani) are leading luminaries and indeed may be regarded as ‘heirs to Fermi.’ No event associated with their distinguished scientific careers has ever caused the slightest damage to the image of Italian physics. In the eyes of a foreign scholar, if there is anything that can damage the image of your country’s scientific institutions, it is the vulgarity and deception of
this slanderous attempt at denigration of some of your nation’s most distinguished scientists.
Sincerely,
Sheldon L. Glashow
Nobel Laureate
Foreign Member, Accademia dei Lincei
***
Caro Prof. Glashow,
Lei ha scritto al Presidente Prodi insultandomi brutalmente senza però andare alla sostanza delle cose.
La informo che i contenuti della lettera che ha suscitato la Sua ira vengono da notizie pubblicate su quotidiani italiani, su Nature e su “Lettere al Nuovo Cimento”. Notizie mai smentite. Le scrivo solo ora per porLe una semplice domanda:
se Maiani e i suoi amici sono, come Lei dice, luminari stellari stimatissimi in tutto il mondo, perché non hanno mai vinto il premio Nobel ?[2] Eppure la Fisica della Particella italiana (e, in particolare, quella romana) è in percentuale e in valore assoluto fra le meglio finanziate al mondo.
Sperò mi risponderà senza insultarmi. E non dica bugie: potrei sorprenderLa. [3]
Cordiali saluti.
Gabriella Carlucci
P.S. Enzo Boschi per difendermi dai suoi insulti ha scritto una nota sull’argomento. Mi faccia avere i suoi commenti [4]
***
Dear Sra Carlucci,
Despite your earlier comments and whatever your sources may be, the fact is that I have never questioned Prof. Maiani’s stature as a superb and accomplished researcher. I am outraged that you have tarnished my own reputation by such a false and invidious allegation. It is true that several Italian theorists (including Maiani) are deserving of Nobel Prizes, but there are far more such candidates than Prizes. Recall that world-renowned physics luminaries such as Edward Witten, Stephen Hawking, Yoichiro Nambu, among many others, are not Nobel Laurestes.
Whether (or not) Italian physicists have won Nobel Prizes, and whether (or not) they are well funded, they have made exceptional contributions to physics, at least as many as any other European nation.
Italy should be very proud of its many scientific heroes, and not malign them.
Sincerely
Sheldon Lee Glashow
[1] La lettera sembra scritta da un dodicenne alle prese col tema di italiano, e come al solito dobbiamo registrare il fallimento delle istituzioni universitarie italiane che sfornano laureati in lettere e in lingue che non riescono neanche a scrivere. Che poi, per lo più, hanno problemi a scrivere perché non leggono: nessuno che sfogli almeno un libro al mese potrebbe mai utilizzare un soggetto per una subordinata implicita diverso da quello della frase reggente: il professor Maiani propone "lo" alla presidenza del Cnr?
[2] Bingo! Parlavo dello spazio prima del punto interrogativo, non crederete mica che mi abbassi a commentare quella che per Gabriella Carlucci è l'argomentazione finale e definitiva? (e comunque secondo me nella prima stesura aveva scritto "Oscar", o "Telegatti", a scelta)
[3] Buttare lì "Non dire bugie" in una discussione con una persona che non si è mai conosciuta, a proposito di non si sa bene quale argomento, è un artificio tipico della retorica forzitaliota: ai fini della discussione non serve a un cazzo (già mi immagino Glashow che si gratta la zucca mormorando: "Ma di che cazzo parla questa?") però sulla mente suggestionabile del lettore medio di Barletta ha la stessa potenza di 1230 recensioni positive nel mondo accademico. E per Gabriella Carlucci, diciamocelo, questa è l'unica peer review possibile.
[4] Ulteriori sviluppi di questa annichilente sceneggiata napoletana (e mi scuserà il mai troppo compianto Mario Merola per averlo paragonato all'eucariota) sono su fb e ipazia.
Update (4 marzo): Gabriellona non demorde, neppure di fronte all'ennesimo fisico sceso in campo per sbugiardarla. Ormai è come sparare sulla croce rossa.
In compenso, mi pregio di essere il primo blog a linkare l'unica voce che, con dovizia di argomenti e lucidità di eloquio, appoggia l'infaticabile lotta dell'onorevole Carlucci contro il degrado della scienza in Italia.
Update (7 marzo): ormai, no comment. Neanche in un kamikaze giapponese ho visto mai tanta pervicacia.
Pubblicato da Paola alle ore 09:36 8 commenti
20.2.08
Contro il positivismo logico: la meccanica scaldabagnica francese
Fino a ieri tendevo a liquidare C. e le sue difficoltà con le apparecchiature francesi come un segno di ostentato rifiuto del diverso.
"Il forno è rotto!"
(no, c'è anche la terza manopolina di on-off-timer, oltre a modalità di cottura e temperatura, gira anche quella).
"Compriamo un telefono questo fa schifo, non sento niente!"
(no, basta cambiare il settaggio della lingua, trovare il volume e alzarlo).
Stamattina stava per arrostire nel tostapane il cavo elettrico del nuovo Kenwood. Anche se credo fosse più un subdolo tentativo di liberarsi del suo rivale.
Non mi stupisco, dunque, quando lui comincia la lamentazione meccanica nei confronti dello scaldabagno; e non sono passati neanche cinque minuti da che ho disfatto la valigia. Ora, gli scaldabagni sono creature importanti in un ménage familiare sereno, e ben lo sa la sottoscritta, che una volta, a casa di C. e a causa di una bolletta persa, è stata costretta ad affittare una stanza di un albergo per fare una doccia, perché avevano staccato l'acqua la sera prima di un colloquio di lavoro. Quindi accolgo tutta compresa le lagnanze dell'uomo della mia vita, ricacciando la sòra Cecioni petulante e paternalistica che è in me in un angoletto remoto dell'inconscio. Perché la sòra Cecioni che è in me disapprova il fatto che per C., in quanto americano, i concetti di "riscaldamento" e "acqua calda" corrispondano grosso modo a "graticola nel nono girone dell'inferno" e "geyser islandese".
E quindi sono in modalità un-orecchio-sì-uno-no durante il resoconto concitato su come sia impossibile capire come cazzo funzionano gli scaldabagni francesi, tutti gli scaldabagni francesi, su quali orari sono settati, come cambiarli, e così via. C. ha già passato in Francia vari mesi per lavoro in altre due occasioni -- anch'io, ma abitavo nello studentato ed era facile capire come funzionassero gli scaldabagni: la temperatura dell'acqua era costantemente sui 25°. Dentro di me la sòra Cecioni pensa: "Eeeeeeeeeeh! Quanto la fa lunga... probabilmente l'acqua del bagno non era a temperatura di sublimazione dei testicoli... vabbè, mo' trovo il timer; ci sarà un boiler da qualche parte... una lancetta che indica quanta acqua calda è rimasta... tanto alle brutte l'acqua sarà tiepidina".
La prima spia inquietante: del boiler nessuna traccia. Né del timer, o tantomeno di lancette di livello. Al loro posto, solinga e solitaria, una levetta nel quadro elettrico che permette le tre seguenti posizioni: I, Auto, 0. Scartando chiaramente la terza, mi innervosisco perché C. continua a puntare la levetta su I, lamentandosi del fatto che poi la ritrova su Auto. San Google viene in aiuto, con il sito del produttore della levetta (scaldabagno still MIA), e ci informa che la levetta torna da sola su Auto quando arriva l'ora programmata per l'accensione automatica. Ho una traccia, Watson!
Forte di un par di secoli di pensiero positivista, mi metto a tavolino, tracciando rilevamenti e grafici per determinare con una buona approssimazione quando lo scaldabagno è acceso. Nel frattempo l'acqua calda sembra apparire e scomparire con la stessa predicibilità di una visione mariana, ma io non sono ancora pronta a darla vinta a C. che continua a dire: "Non c'è assolutamente nessuna logica, ti assicuro!".
La spiegazione c'è, e io la troverò.
Dopo qualche giorno di osservazione con levetta in posizione Auto, eureka! ho un'ipotesi non smentita: l'acqua calda c'è di mattina, e la sua temperatura è direttamente proporzionale alla quantità di acqua calda consumata la sera prima. E ancora una volta la luce dell'empirismo trionfa sulle tenebre della superstizione. Gioiamo tutti insieme, fratelli: l'oscurantismo non regnerà in questa casa!
Vi dispiace se mi trattengo ancora qualche minuto in vostra compagnia? No, è che c'ho voglia di perdere tempo... sai com'è... è una bella giornata... gli uccelletti cantano... e... OK, lo ammetto, dopo quattri giorni di vittoria morale, e pur non avendo consumato un goccio d'acqua calda ieri sera, l'acqua stamattina è a temperatura sorgente boschiva. AIUTO! Qualcuno faccia un esorcismo allo scaldabagno!
Pubblicato da Paola alle ore 09:41 0 commenti
19.2.08
Ma d'altra parte
... chissenefrega, quando, neanche 48 ore dopo averlo ordinato, ti arriva a casa questa bellezza, e nel forno troneggia il primo pan brioche dell'era ballardiana.
(OK, lo ammetto: la mia deriva casalingua ha del patologico)
(però va detto pure che riguardarsi tutte le puntate di Ramsey's Kitchen Nightmares non aiuta)
Pubblicato da Paola alle ore 16:41 0 commenti
Allons accents de la patrie
Pare, si dice, si mormora che i raggi X dei controlli aeroportuali facciano spesso lo scherzetto di rovinare per sempre gli schermi dei notebook. Secondo il simpatico aggiustatore di PC di Antibes quella degli scanner sarebbe una specie di roulette russa (e daje e daje prima o poi capita) e a suo dire lui pirsonalmente-di-pirsona si rifiuta di far controllare il suo. Evidentemente non ha mai fatto scalo al JFK di New York.
Comunque, a frittata elettromagnetica fatta, di fronte a me si poneva l'alternativa di spendere 900 euro per avere un portatile italico totalmente funzionante, oppure di investirne 200, comprarmi uno schermo piatto da fighetta e trasformare l'unica tastiera italiana a mia disposizione nel giro di chilometri in un accrocchio di desktop. E alla fine ho scelto (e finora neanche una cazzo di parola accentata, destino barbino).
Pubblicato da Paola alle ore 10:38 0 commenti
12.2.08
Scene di termovalorizzazione di classe a Super Cannes
"Che palle!" diranno subito i miei piccoli lettori... "Te ne andasse mai bene una!"
No, no, fatemi finire.
Dunque, in quella che presumibilmente e' la prima tappa dei miei vagabondaggi irrequiet-sentimentali sono finita in un paese che chiamero' Super Cannes.
Non sono esattamente a Super Cannes (che esiste e lotta insieme a noi, cioe', non proprio insieme a noi, ma fra un po' ci arrivo), ma in uno dei millemila paesotti e conglomerati urbani che allietano la vista di chi decide di attraversare in macchina la Costa azzurra. Che e' un bellissimo posto, paesaggisticamente parlando, ma ha una densita' cementizia che non ricorda esempi italici di abuso edilizio solo perche' qui le amministrazioni locali hanno deciso di specularci in chiaro.
Chiamero' il paese rivierasco Super Cannes perche' la mia prima associazione mentale con la Costa azzurra e' di stampo libresco, ed e' firmata JG Ballard. Ora, sfronzoliamo pure della metafora capitalistica quest'angosciante ritratto fantasociologico: vi assicuro che i dettagli fattuali non si allontanano tanto dalla realta'.
Il senso di spaesamento che si prova arrivando qui e' reale, e non solo perche' il mio cervello continua a ragionare per rioni e l'unico fatto in grado di scuotere il mio agnosticismo praticante e' la pizza bianca calda con la mortazza (o quella con le patate di Pizzarium). Sognero' pure una casa ar Trionfale, ma riesco ancora ad apprezzare la bellezza di un albero di mimosa che sta per esplodere a due metri dal mio balcone. Oppure il fatto di poter studiare accoccolata sul divano mentre fuori c'e' la Sanremo degli uccelletti e il mare mi sbrilluccica sull'orizzonte a un chilometro scarso.
Qui ci si sente spaesati perche' la bellezza e' un ghetto. Dorato quanto si vuole, ma ghetto.
E quindi paghi per vivere in una gated community (il non plus ultra qui e' avere il guardiano all'entrata, io e C. siamo di poche pretese e ci siamo accontentati della piscina). E per vivere nell'illusione della bellezza devi infilarti in macchina prima di uscire dal cancello del residence per andare a chiuderti nel ghetto dorato del posto di lavoro, perche' bastano pochi passi per finire nella versione assolata della Cassanese mixata col Bronx, e quando vai a piedi non sai bene se preferiresti essere messa sotto da una Megane impazzita oppure scippata e picchiata da una banda di teppisti locali. Ecco, io non so se la' fuori ci siano teppisti locali pronti a scipparti e a stuprarti (di sicuro e' pieno di Megane impazzite). Ma l'atmosfera che sento prepotente e' quella. E' quella della sicurezza da comprare a caro prezzo, del "Checcazzo esci a fare, guarda che casa della madonna hai", quella della paura.
Mi consolo solo pensando che sono appena arrivata. Magari a forza di sfornare quiche mi tolgo dalla testa Ballard. Vado a cercarmi lavoro nel ghetto. Orvua'.
Pubblicato da Paola alle ore 13:13 3 commenti