Noi qui tipo trottole, a fare la spola tra telefono e televisione, a tentare di convincerci che non c'è da preoccuparci, anche se la famiglia di C. ha deciso di rimanere. Siamo pronti a credere alla loro versione, che Nagin sta esagerando perché vuole impressionare chi ha intenzione di rimanere, perché non ha scelta, perché non vuole andarsene. Perché.
E invece ti vengo a scoprire che non ci sarà da trepidare domani mattina e nei giorni seguenti, che Gustav ha già colpito "vicino New Orleans", e che Repubblica.it ha già le prime testimonianze fotografiche (sopra, l'evidenza dello snapshot; qui, se qualcuno in redazione non si accorge prima della minchiata sparata). Quella che Msnbc.com riporta sulla destra, ovvero la posizione attuale dell'uragano, dev'essere evidentemente roba troppo vecchia per quei falchi del giornalismo di Rep.it.
31.8.08
Repubblica sempre sulla notizia. O qualche centinaio di km a sud-est.
Pubblicato da Paola alle ore 18:54
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2 commenti:
La quiete dopo la tempesta
Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
Con l'opra in man, cantando,
Fassi in su l'uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
Della novella piova;
E l'erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core
Sì dolce, sì gradita
Quand'è, com'or, la vita?
Quando con tanto amore
L'uomo a' suoi studi intende?
O torna all'opre? o cosa nova imprende?
Quando de' mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d'affanno;
Gioia vana, ch'è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D'alcun dolor: beata
Se te d'ogni dolor morte risana.
E' effettivamente una cifra quieto, visto che manca l'elettricita' da lunedi' :)
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