Dove si parte dal calcio (mi perdonino i piccoli lettori che lo odiano) per sottintendere fosche considerazioni sul carattere nazionale. Originale, eh?
L'altra sera ero a un barbecue organizzato da amici francesi, in una villa pazzesca sulle colline con vista su Cap d'Antibes e parte della baia di Cannes -- dettagli ininfluenti per il resto del racconto, buttati lì solo perché mi piace farmi odiare telematicamente.
L'Italia aveva appena pareggiato con la Romania. La Francia scagliava con i Paesi Bassi.
(Paesi Bassi, non Olanda, maremma memetica -- è passato qualche annetto dal Medioevo: quanto scassereste il cazzo per lesa dignità nazionale se all'estero chiamassero ancora l'Italia "Lombardy"?).
Fischio finale dell'arbitro. Una mattanza di bleues et azzurris. Francia e Italia sono in merda. Gli italiani presenti lanciano la polpetta avvelenata. Mettiamoci l'anima in pace: sarà biscotto.
Sguardo perso sui volti francesi. Dessert? Il y a la panna cotta à la piemontaise!
Macché dessert. Fateve servi'. Paesi Bassi (se parlano in inglese il nome lo azzeccano) e Romania si mettono d'accordo.
Attimo di smarrimento tra i francesi, poi una luce nei loro occhi. Putain, qu'ils sont intelligents, les italiens.
Oggi probabilmente quei francesi, se hanno interiorizzato la loro lezione di italianizzazione delle dinamiche interpersonali (per carità, erano già avanti), stanno pensando che noi italiani eravamo lì per instillare e diffondere il dubbio che tanto non c'era niente da fare, che chiunque avesse vinto il match avrebbe visto le sue speranze infrante su un muro di biscotto. Così loro giocavano una partita di merda, e l'Italia avrebbe vinto.
Sapete che c'è? Potrebbero aver ragione. Perché, come un genio ha notato su uno dei millemila commenti sparsi su internet che non posso linkare perché l'ho perso e quindi vado a memoria, il biscotto non c'è stato perché Donadoni ha un amico in Olanda.
E tutti a sperticarsi in lodi sulla sportività di Van Basten, che in questo momento non si perplime su tali e tanti attestati di stima solo perché l'Italia la conosce bene. E ben sa che tutto, complotti compresi, ruota intorno a noi.
E la saga continua...
18.6.08
Honi soit qui mal y pense
Pubblicato da Paola alle ore 12:51
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Bell'intervento as usual, Pa. Da ex nederlandista mi permetto solo un piccolo appunto: la definizione Olanda nulla ha a che fare con il Medioevo, durante il quale di Olanda proprio non si parlava, giacché all'epoca trattavasi di mera contea surclassata dai territori vicini e parte prima dell'Impero, successivamente del cosiddetto Circolo Borgognone. Perché l'attuale Olanda (intesa come territorio trainante dei Paesi Bassi) assurga a una qualche importanza bisogna aspettare la decadenza di Anversa, nel XVII secolo, causa chiusura della Schelda che ne rovinò per sempre il ruolo commerciale a favore di Amsterdam. L'impiego del termine Olanda per designare tutti i Paesi Bassi risale ufficialmente al 1806, quando il caro Napoleone creò uno stato-fantoccio per il fratellino con il nome di Koninkrijk Holland (Regno di Olanda). Quanto alla nostra pessima abitudine, va detto che se non altro avevamo iniziato bene: il primo autore italiano di un testo relativo ai Paesi Bassi, Ludovico Guicciardini (nipote del più celebre Francesco), intitolò l'opera per l'appunto Descrittione di tutti i Paesi Bassi, altrimenti detti Germania inferiore (1588).
E dopo siffatta tirata vado altrove a rimpiangere la mancanza in Italia di importatori di spekulaas e stroopwafels.
Gemma
Bella Ge'. Meno male che ci sei tu a tirare su il livello culturale :)
Per l'import di spekulaas e stroopwafels parliamone, eh?
Non per criticare il Guicciardini, ma proprio per essere pignolo come si addice all'edipeo enciclopedico: la Germania Inferiore è un bel po' piú grande dei soli Paesi Bassi.
Posta un commento