Fino a ieri tendevo a liquidare C. e le sue difficoltà con le apparecchiature francesi come un segno di ostentato rifiuto del diverso.
"Il forno è rotto!"
(no, c'è anche la terza manopolina di on-off-timer, oltre a modalità di cottura e temperatura, gira anche quella).
"Compriamo un telefono questo fa schifo, non sento niente!"
(no, basta cambiare il settaggio della lingua, trovare il volume e alzarlo).
Stamattina stava per arrostire nel tostapane il cavo elettrico del nuovo Kenwood. Anche se credo fosse più un subdolo tentativo di liberarsi del suo rivale.
Non mi stupisco, dunque, quando lui comincia la lamentazione meccanica nei confronti dello scaldabagno; e non sono passati neanche cinque minuti da che ho disfatto la valigia. Ora, gli scaldabagni sono creature importanti in un ménage familiare sereno, e ben lo sa la sottoscritta, che una volta, a casa di C. e a causa di una bolletta persa, è stata costretta ad affittare una stanza di un albergo per fare una doccia, perché avevano staccato l'acqua la sera prima di un colloquio di lavoro. Quindi accolgo tutta compresa le lagnanze dell'uomo della mia vita, ricacciando la sòra Cecioni petulante e paternalistica che è in me in un angoletto remoto dell'inconscio. Perché la sòra Cecioni che è in me disapprova il fatto che per C., in quanto americano, i concetti di "riscaldamento" e "acqua calda" corrispondano grosso modo a "graticola nel nono girone dell'inferno" e "geyser islandese".
E quindi sono in modalità un-orecchio-sì-uno-no durante il resoconto concitato su come sia impossibile capire come cazzo funzionano gli scaldabagni francesi, tutti gli scaldabagni francesi, su quali orari sono settati, come cambiarli, e così via. C. ha già passato in Francia vari mesi per lavoro in altre due occasioni -- anch'io, ma abitavo nello studentato ed era facile capire come funzionassero gli scaldabagni: la temperatura dell'acqua era costantemente sui 25°. Dentro di me la sòra Cecioni pensa: "Eeeeeeeeeeh! Quanto la fa lunga... probabilmente l'acqua del bagno non era a temperatura di sublimazione dei testicoli... vabbè, mo' trovo il timer; ci sarà un boiler da qualche parte... una lancetta che indica quanta acqua calda è rimasta... tanto alle brutte l'acqua sarà tiepidina".
La prima spia inquietante: del boiler nessuna traccia. Né del timer, o tantomeno di lancette di livello. Al loro posto, solinga e solitaria, una levetta nel quadro elettrico che permette le tre seguenti posizioni: I, Auto, 0. Scartando chiaramente la terza, mi innervosisco perché C. continua a puntare la levetta su I, lamentandosi del fatto che poi la ritrova su Auto. San Google viene in aiuto, con il sito del produttore della levetta (scaldabagno still MIA), e ci informa che la levetta torna da sola su Auto quando arriva l'ora programmata per l'accensione automatica. Ho una traccia, Watson!
Forte di un par di secoli di pensiero positivista, mi metto a tavolino, tracciando rilevamenti e grafici per determinare con una buona approssimazione quando lo scaldabagno è acceso. Nel frattempo l'acqua calda sembra apparire e scomparire con la stessa predicibilità di una visione mariana, ma io non sono ancora pronta a darla vinta a C. che continua a dire: "Non c'è assolutamente nessuna logica, ti assicuro!".
La spiegazione c'è, e io la troverò.
Dopo qualche giorno di osservazione con levetta in posizione Auto, eureka! ho un'ipotesi non smentita: l'acqua calda c'è di mattina, e la sua temperatura è direttamente proporzionale alla quantità di acqua calda consumata la sera prima. E ancora una volta la luce dell'empirismo trionfa sulle tenebre della superstizione. Gioiamo tutti insieme, fratelli: l'oscurantismo non regnerà in questa casa!
Vi dispiace se mi trattengo ancora qualche minuto in vostra compagnia? No, è che c'ho voglia di perdere tempo... sai com'è... è una bella giornata... gli uccelletti cantano... e... OK, lo ammetto, dopo quattri giorni di vittoria morale, e pur non avendo consumato un goccio d'acqua calda ieri sera, l'acqua stamattina è a temperatura sorgente boschiva. AIUTO! Qualcuno faccia un esorcismo allo scaldabagno!
20.2.08
Contro il positivismo logico: la meccanica scaldabagnica francese
Pubblicato da Paola alle ore 09:41
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