Prima pensi: ecco, sono nato medio-borghese a Roma, son cresciuto accettabilmente felice, sono andato al liceo fascio-stile-anni-'80 che però-ti-fai-tante-conoscenze-utili, ho/ho avuto un lavoro decente con difficoltà tutto sommato superabili, una vita sentimentale equilibrata (tu, baby, che a me qualche psicopatico ha garantito un discreto bacino di storielle con cui allietare gli amici), ho passato tre anni a Milano dribblando più o meno felicemente art-director e verni.
Poi pensi: immagina di nascere - invece - in qualche buco di culo della California; immagina di avere un padre che scappa con un travestito incontrato a Tijuana e di guardare tua madre disfarsi nell'alcool o in qualche inquietante credo da setta ufologica; immagina di dover fare la conta degli amici persi per i più assurdi motivi (Kenny scomparve in quell'estate assassina dell'87, affrontando l'assalto di un battaglione di tumbleweed); immagina che bella collezione di perdigiorno da una notte, tutti inquietantemente somiglianti a tuo padre.
Ecco, tu che fai? Ringrazi per la buona sorte, vero?
Bravo, io no. Che il rocchenroll ora al massimo posso sperare di raccontarlo, invece che suonarlo.
(no, fondamentalmente è che mi piaceva la foto del tumbleweed)
8.9.03
La vita è fatta di paragoni
Pubblicato da Paola alle ore 14:22
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