19.12.07

"Già che c'è me lo digerisce anche, per favore?"

Mamma che stanchezza.
Questo blog accusa ufficialmente una leggera crisi respiratoria nel rush finale di lavoro-avvocato-medici-assicurazione-trovacasanuova-rimettiinsestocasavecchia-
attraversalacittàcoimezzipubbliciduevoltealgiorno dei miei ultimi mesi romani.
Però sono contenta.
Non credo di riuscire più a vivere in un paese in cui la signorina che ti sta accanto di fronte al bancone del salumiere chiede quattro fettine di prosciutto cotto e poi, candida come l'aurora, aggiunge "Tagliate a tocchettini, grazie".

3.12.07

Alla faccia dei TIR, delle dermatiti allergiche e dei linfedemi

... sono ufficialmente una licenzianda.
Licenzianda per ammmmòre.
Ho come idea che la dermatite sparirà presto.

30.11.07

Vanity Fair

Difficilmente parteciperò a un concorso di bellezza in vita mia, ma assistere all'arrazzamento di un medico chirurgo vascolare di fronte all'ecocolordoppler delle mie zampotte e sentirlo mormorare estasiato "Lei ha delle safene fantastiche" dà le sue porche soddisfazioni. Persino in una due settimane dell'orrore come quella appena passata.

(quando è arrivato alle poplitee ho dovuto dirgli che sono fidanzata -- la cosa si stava facendo imbarazzante)

19.11.07

Andate e moltiplicateli

Non che ritenga che una petizione possa risvegliare le coscienze dal sonno della ragione, ma farla girare sicuramente non fa male. Quantomeno è quasi tutto quello che avrei voluto dire al proposito.

18.11.07

Forma e sostanza

- Come dite in America quando uno parcheggia in seconda fila?
- Seconda fila?
- Sì, quando ti accosti accanto a una macchina parcheggiata.
- Hm, direi "parcheggiare in mezzo alla cazzo di strada".
- Ah...
- Certo, meno poetico, eh? Però almeno non ti culli nell'illusione che non stai rompendo i coglioni a nessuno.

14.11.07

Averci i pupazzetti in fronte

La mia vis scrittoria è costantemente impegnata in un downsizing delle attività.
Il progetto maggiore, infatti, è scrivere un romanzo (del resto, nelle parole della citazione di Google di ieri: prima sei uno sconosciuto, poi scrivi un libro e ascendi all'oscurità). Siccome il progetto implicherebbe il riconoscere con me stessa che sono seriamente capace di arrivare all'ultima pagina del summenzionato capolavoro, mi do al sottogenere narrativo delle-donne-per-le-donne, quella che ormai viene definita anche in Italia chick-lit. Chiaramente, siccome so che un giorno invecchierò e qualcuno mi rinfaccerà il mio disimpegno, sto condendo la mia prosa di citazioni borgesiane, in modo da smontare qualunque critico superficiale. Però far finta di conoscere Borges è roba impegnativa, quindi ho aperto il blog, così posso sfogare quei rari guizzi scrittori che mi animano in un'attenta analisi del mondo che mi circonda. Tipo il post che traccia un parallelo tra lo sciopero del sindacato degli autori americani e le... errr... battaglie in... cosa, lì... difesa del... ehm... welfare che hanno occupato settimane di trattavive (e garantito un sicuro ritorno d'immagine dei sindacati) per due punti... uhm assolutamente sostanziali, sì. Inutile andarlo a cercare, quel post è in bozza da una settimana.

Quindi per oggi il risultato dell'attività di sottodimensionamento è lo scodellamento di uno dei marginalia dello sciopero citato: l'intervista che il New York Observer fa al picchetto degli autori del Saturday Night Live (posso evitarmi il paternalismo di linkarlo? sì, dai, che siete tutte personcine di mondo) sul perché Obama sia clamorosamente assente dagli sketch, mentre invece Mrs Clinton si becca un ritrattino da strega niente male. Sarà mica perché il SNL è pro-Obama?
No, pare che il senatore, in realtà, non dia nessuno spunto alla satira, perché non è ancora caratterizzato nell'inconscio collettivo americano. E, con le primarie alle porte, questa non è proprio una buona notizia per il primo possibile candidato nero d'America alla presidenza.

Posto che il mio cuore tifa per Obama, più per quello che rappresenta che per la sua agenda, che per di più, a detta di molti, sarebbe poco caratterizzata - aridaje - e quindi poco incisiva; posto che se fossi negli Stati uniti forse un attimo di imbarazzo ce l'avrei (a meno di non fare come per le primarie del Pd, e farmi mettere sotto da un tir, così da non sentirmi costretta a votare per Clinton e in futuro non aver nulla per cui biasimarmi); posto tutto questo, le considerazioni del SNL mi lasciano un saporino amaro in bocca. Niente di nuovo sotto il sole, per carità. L'Africa, la Juve, il cinema, la Nutella. Il pompino, il gatto abbandonato, la stronza arrogante. Vota Antonio. Quello coi pupazzetti in fronte.

(Vabbè, ok, in Italia i pupazzetti in fronte ce li avevano tutti. Persino i bloggerz.)

7.11.07

While my ciaramella gently weeps

No, non ho cambiato idea sul blog. È che ho un'agenda sociale pienissima e fittissima di momenti adrenalinici, tipo la riabilitazione propriocettiva o l'incontro dall'avvocato, e in mezzo fulminei spostamenti alla mirabolante velocità di 2 km orari -- 1 se sto sugli autobus.
Le ore passate sull'autobus, del resto, mi permettono di tenermi al corrente sui fatti del giorno. Del tipo: signora riceve telefonata dal figlio preoccupatissimo che la invita a tornare a casa di corsa perché i rumeni ammazzano le italiane; la telefonata avviene in pieno pomeriggio, nell'inquietante cornice del pericolosissimo quartiere Prati.

Insomma, faccio cose, vedo gente e tento stoicamente di ignorare il momento di emergenza storica, chiedendo a chiunque mi attacchi la pippa sui romeni: "Ma gli albanesi, nel frattempo, sono diventati tutti buoni?" (non ho ancora ricevuto risposta, per la cronaca). Ignorare stoicamente il momento di emergenza storica richiede però di mantenersi a debita distanza da qualunque fonte di informazione e far finta di vivere in un mondo senza tempo. Devo dire che sono facilitata nel compito da una routine quasi mortifera (grazie al pusher di divx in caso stesse leggendo: ti devo un'overdose di Weeds!), e da progetti a media scadenza che mi vedono felicemente al di fuori dei patri confini (evvai!).

Insomma, il meccanismo di rimozione funziona così bene che quando oggi pomeriggio ho sentito suonare per strada le zampogne, per un solo meraviglioso attimo ho creduto di aver sfangato ben due mesi di puttanate mediatiche (se si esclude l'intervento di Uòlter alla televisione romena, su cui sono sbadatamente incappata accendendo la TV nei fumi del sonno). E invece era solo una settimana che non aggiornavo il blog.

31.10.07

The Omen (Nomen)

Sai quando stai male, e fai piccoli miglioramenti quotidiani, percettibili solo nell'arco di alcuni giorni? Ecco, stamattina mi guardo il piedone appena sveglio e, paragonandolo a quello di una settimana fa, mi compiaccio del fatto che si riesca di nuovo a intuire la silhouette della caviglia sotto quella granitica ciambellona dalla natura tutta da verificare che ora l'avvolge. E compiaciuta mi faccio la doccia. E compiaciuta mi accingo a fare il massaggino al ciambellone, così come consigliato dalla fisioterapista. E non più compiaciuta, ma in preda a un misto di orrore e frustrazione, mi rendo conto che dopo neanche mezz'ora (e senza neanche averlo sforzato) il piede è di nuovo gonfio come due settimane fa. E, chissà come, mi viene in mente il nome di questo blog.
Edipo. Piede gonfio.
Ce l'ho pure riaperto apposta, dopo quattro anni, perché il destino si compisse.

Siiiiiiiiiì, va bene, lo so, sono una ragazza fortunata, molto fortunata, c'erano tutti i presupposti perché accadesse ben di peggio, ringraziamo tutte le divinità di tutte le religioni monoteiste e non, comprese le leggi che governano la fisica, la termodinamica e la relatività (dimentico qualcuno?)... però sai che c'è?

Mavaffanculo.

29.10.07

Senza "se" e senza "ma però non si dice"

Del periodo trascorso all'università (che si pone in un momento imprecisato tra l'estinzione dei dinosauri e i fatti dell'11 settembre) ricordo ancora con inalterata estasi l'epifania costituita dalla prima lezione di storia della lingua italiana, tenuta da Luca Serianni all'università La Sapienza di Roma. Una specie di linea d’ombra in sedicesimo, che divideva l’età bambina del “su qui e qua l’accento non va” dalla maturità della “lingua”, quel golem impazzito che solo un illuso può pensare di domare con le norme e le prescrizioni. E da allora ho giurato alla me stessa (quasi)filologa che l’unica grammatica prescrittiva che avrei consultato sarebbe stata l'Appendix Probi (umorismo da accademia, non c'è niente da vedere, circolare, circolare).

Visto che da quelle lezioni è passata più o meno una glaciazione, il 90% delle cose studiate allora le ho beatamente scordate, ma è ancora vivido in me il ricordo della consapevolezza acquisita che nella lingua non esistono errori, solo deviazioni (sì, ok, per carità... mettetemi una bozza bisognosa di revisione davanti e salivo come il cane di Pavlov, ma per me è come fare gli scarabocchi sul pezzo di carta quando parli al telefono).

Con quella stessa consapevolezza mi sono messa a lavorare con le parole, mie e altrui. E qui mi è capitato spesso di scontrarmi con la sindrome del “lo diceva la maestra Teresa”. Chi ne è colpito, solitamente, ti corregge “sé stesso”, meravigliandosi del fatto che tu possa aver studiato lettere e non sapere che il pronome riflessivo si accenta solo quando è in solitaria. Poi non fa niente se scrivi “sè”, l’importante è che l’onore della maestra Teresa sia salvo. Provare a ragionare con i soggetti in questione è inutile: sordi a qualsiasi tipo di spiegazione, aggrappati come le cozze alle cantilene imparate in seconda elementare, per loro la sparizione di quell’accento è materia di fede come la transustanziazione. Non ci sono, non possono esserci spiegazioni logiche che dimostrino il contrario. Una volta, di fronte a una reazione particolarmente aggressiva, ho giocato il briscolone: “E allora sai che c’è? Ma però non è un errore, solo una ridondanza”. Quella persona chiaramente non mi parla più, e credo che la maestra Teresa si stia mettendo d’accordo con quelli che fanno i lavoretti col polonio per togliere di mezzo me e le mie scomode rivelazioni.

Però siccome la luce della verità non può essere fermata né dagli accenti che spariscono, né dagli scagnozzi della simpatica signora, oggi alla mia voce si unisce quella di Stefano Bartezzaghi (grazie a Maurizio Codogno per la segnalazione), che, alle prese col suo personale allievo della maestra Teresa, lancia su Repubblica.it l'offensiva finale contro il peloso distinguo. Nel nome del sempre preclaro Serianni. Perché, come ci insegna la saggezza orientale, per crescere bisogna uccidere il maestro. Cominciando da quello elementare.

28.10.07

Honest marketing works on the web. Indeed.

Gerry McGovern, santo patrono di noi content manager, lì nell'empireo assieme a Nielsen e compagnia usabile, se la prende con Aer Lingus, la cui strategia su web è, a suo dire, poco trasparente, ai limiti dell'inganno. E, McGovern ci insegna, l'onestà su web paga.

Deve essere un caso, quindi, se in un articolo in cui fa pelo e contropelo al marketing manager della compagnia aerea McGovern si dimentica di specificare un piccolo dettaglio: Aer Lingus era sua cliente.

The web customer is not a fool.
Un caso o una dimenticanza, chiaro.

27.10.07

Karma is a bitch

Inciampi sul nome di un blog italico (apparentemente molto "quotato") e pensi "Minkia, che nome cretino!", ma in realtà è qualcosa in più dell'essere cretino... è qualcosa che ti infastidisce dentro, e ti chiedi "Perché, perché, perché il solo nome di questo blog mi causa eritemi?"; e poi spulci i post e gli eritemi ti vengono sul serio, perché è come leggere le teorie sul social networking rilegate su cartigli dei Baciperugina, e allora concludi che nomina nuda tenemus e quindi dai per pacifico che il fastidio preventivo fosse in realtà tutta questione ortofonetica...
Però no, non riesci a darti pace, quel nome ti ronza in testa, come il ricordo di una serata passata accanto agli altoparlanti del Cocoricò... e allora scavi, scavi, scavi, scavi nelle sinapsi, fino a che - eccolo! Lì, trionfante... sepolto aaaanni addietro in Usenet.

Ieri, spammer. Oggi, blogstar.

Makes perfect sense.

26.10.07

Le notizie della buona notte

Ho appena conquistato un numero di Bacon uguale a 2.
Se domani mattina non mi sveglio è uguale.

24.10.07

Il widget è nudo

Diciamocelo. Le preview di SnapShots hanno frantumato i maròni (e il sito va spedito quanto me con la stampella).

22.10.07

Cheese, buana!

L'articolo sul New York Times riguardo la misteriosa diminuzione del numero di modelle non bianche dalle passerelle mondiali è sicuramente interessante, ma meglio ancora è la postilla in fondo alla pagina.

Standing ovation per il fotografo di Vogue Italia che ci ha tenuto a precisare che la ragazza nera vestita da cameriera nel servizio uscito sul numero di settembre è, appunto, una cameriera, non una modella. Inclusa nello shooting solo "per la sua bellezza e per la sua capacità di sottolineare il tema delle foto, quello dello stereotipo della ricca donna bianca che ha servitù di colore". Proprio quando al NYT tiravano un sospiro di sollievo perché almeno su Vogue Italia c'era una modella nera.

[via Gawker]

20.10.07

Two billion cigarettes were harmed during the making of this movie

Oh, che volete... la reclusione forzata ha stravolto le mie priorità. Ora al primo posto troneggia la visione seriale di fiction. E nella maratona fantozziana mi sono innamorata di Mad Men.

Stati Uniti. New York. 1960. Vigilia delle elezioni. La vita di un gruppo di pubblicitari (gli uomini di Madison Avenue, appunto) vista senza il prisma del sogno americano che loro stessi avevano contribuito a creare. Il razzismo ha la violenza silenziosa del quotidiano (siamo a New York, mica in Alabama); il maschilismo è talmente comune che quando il gruppetto di creativi sentenzia: "È come vedere un cane che suona il pianoforte", a proposito di una segretaria che ha tirato fuori un headline brillante, ci impieghi almeno due secondi in più del normale a tremare; quando credi di poterti almeno parzialmente immedesimare in un personaggio (il beatnik che si lancia in una tirata antimperialista contro il direttore creativo senza scrupoli) quel personaggio ti fotte dicendo alla sua ragazza: "Perché non ti rendi utile e non mi prendi un bicchiere d'acqua?".

Qui non ce n'è per nessuno. Non ce n'è per gli uomini, tutti priapici e bugiardi. Non ce n'è per le donne, casalinghe sottomesse e compiacenti. Non ce n'è neanche per quelle che tentano di alzare la testa. Anche se si vede che gli autori tifano per loro. Una addirittura la fanno chiosare con un'alzata di spalle, a proposito di un intervento invasivo su un bodycopy per un rossetto fatto dai colleghi maschi: "You know what they say: The medium is the message", una delle battute più intelligenti e fulminanti mai sentite in un serial televisivo. Non me la venissero a menare gli autori nostrani: Mad Men va in onda sul basic cable. E noi qui che quando ci va bene arriviamo a emulare i bei tempi in cui la fiction voleva dire La cittadella.

Ma non divaghiamo. Torniamo a loro. Ellroy aveva distrutto il mito degli anni d'oro americani, alzando il velo brillantinato per farci vedere il marcio della new frontier; gli autori di Mad Men hanno provveduto a fare lo stesso con quella borghesia medio-alta che del sogno americano doveva essere il testimonial principale. E nel corso delle puntate ci si avvicina ai personaggi con una lentezza magistrale, catturati in un'atmosfera glamour d'antan, fino a che un autore non ti prende la testa e te l'avvicina a forza sui verminai che brulicano sottopelle. Non è un caso che l'ideatore sia quel Matthew Weiner che ha messo mezza America in difficoltà con la loro coscienza nei Sopranos.

E così come nei Sopranos anche qui è difficile detestare i mad man veramente. E non solo perché ogni personaggio fuma almeno due sigarette a scena.

16.10.07

Lione al vento, stiam marciando, siam l'armata Brancaleon!

Non è che la vis polemica da sfogare mi manchi, quindi trovare ogni tanto dei bersagli facili e veloci con cui riequilibrare il pH del mio cervello può anche fare comodo.
Però uffa, mica posso essere tirata per la giacchetta sempre dal solito Brancaleone che parte per la crociata, gli fanno le terga a strisce e viene a sollecitare la mia solidarietà.

Qui la cronaca della crociata.
(ci terrei a precisare - a scanso di equivoci, dovessero mai i miei posteri arrivare qui - che io non leggo il Mucchio, se non per scopi sociologici, e che ci sono arrivata solo tramite 7yearwinter)

Notare come il nostro ritenga di essere arrivato alle porte di Gerusalemme, al cuore del sistema di potere clerico-fascista, mentre già è tanto che sia arrivato a Brindisi. Perché a impedirgli l'imbarco ha trovato un avversario degno della sua statura: il pm di Trani. In un turbine di pupate siciliane, il paladino cade a Roncisvalle per mano del traditore: il Mucchio viene ritirato dalle edicole di tutta la provincia di Trani (te, là in fondo! Il "Mecojoni!" s'è sentito benissimo!).

E io secondo il diretùr dovrei incazzarmi perché la copertina più demente della storia viene ritirata da 50 edicole per un'ordinanza che la ritiene vilipendio alla religione di Stato.

Non vorrei essere la solita prosaica, ma io vedo solo uno che ha sempre mostrato l'acume politico di Mara Carfagna (ma dde sinistra) impegnato a tirarsi i capelli con uno sconosciuto che, evidentemente, sta tentando di introdursi a Telepace come emulo di Sante Licheri. Solo che non è un vero pollaio se non si tirano fuori i paroloni. Libbbbertàdistampa. Sarò mica così stronza da non mobilitarmi di fronte al sacro spauracchio di noi sinceri democratici?

Noooo, non sarò così stronza. Infatti stavolta mi lascio tirare per la giacchetta e mi mobilito. Se Stèfani va a incatenarsi per protesta di fronte alla pretura di Trani io ci metto i soldi per i lucchetti. Basta che buttate via le chiavi dopo l'uso.

15.10.07

Caro capo ti scrivo

... così mi tolgo un dubbio (ché alla quarta tua telefonata di lavoro, da stamattina alle 10, è anche legittimo che mi vengano).
Quale tra le parole "Mi ha messo sotto un camion" non ti è chiara?

12.10.07

Merende diversamente abili

(ovvero: "Di come l'edipèo sfoggia anche il vestitino da gourmet")

Sfornare i pan brioche più buoni della galassia è un gioco da ragazzi per la nostra eroina. Tutt'altra musica quando le condizioni dell'eroina le permettono tuttalpiù di arrancare sulle stampelle per arrivare in bagno. Perché chiaramente, passato lo spavento, ora sono in preda a voglie da partoriente bulimica difficilmente saziabili.

Quindi io e i miei tre arti sani (più le arzille stampelle) ci siamo recati in cucina e, nell'invidiabile tempo di 5 minuti 5 (rantolamenti e bestemmioni compresi), con strategie degne di McGyver abbiamo arrangiato la seguente ricettina da gastrosofi azzoppati.

Madeleine dell'amarcord dagli antipodi alla Maremma [1]

Ingredienti
1 rosetta (buona, mi raccomando)
50 gr di cioccolato fondente 70% Whittaker, Nuova Zelanda [2]
2 cucchiaini di marmellata di fichi di Capalbio [2]

Tiranneggiare i malcapitati familiari per far loro disporre gli ingredienti sulla tavola, o, in caso i familiari abbiano deciso di darsi per evitare le corvée, dotarsi di sac-à-stampel®, busta di plastica da agganciare alla stampella per il trasporto di materie prime e utensili in cucina.
Tagliare la rosetta a metà. Disporre sulla metà inferiore il cioccolato fondente. Spalmare la metà superiore con la marmellata di fichi. Richiudere. Servire immediatamente.

[1] Ok, il nome è rosetta con la cioccolata come la faceva nonna: e così sicuramente l'avrebbero chiamata quelle brave persone di Bir&Fud (che così c'ho pure la scusa per linkare il blog). Però poi non faceva gastrosofo.
[2] Vedi? Non può essere la rosetta con la cioccolata di nonna. Col cazzo che nonna si sarebbe allontanata più di 10 metri per comprare cioccolato e marmellata.

11.10.07

Le meraviglie del corpo umano reloaded

Altro che Niki Sanders. Oggi ho scoperto che ho il potere di bloccare un auto-articolato di alcune tonnellate con la sola forza del piede. Sinistro. Sì, vabbè, qualche ammaccatura, ma l'auto-articolato sta messo peggio.

8.10.07

Abbiamo un grande futuro (alle spalle)

(segue un viaggio istantaneo all'interno della natura umana; montessoriani, girate alla larga)

Occhioni blu, capelli lunghi, vaporosi, e color gelato al caffè[1].
Ciglia da cerbiatta, articolazioni lunghe e affusolate[2].
Otto-nove anni. Non di più.
Ce l'ho accanto mentre mi studio il contenuto delle macchinette della palestra, alla ricerca di un integratore che mi permetta di guidare a casa senza svenire dopo 3 ore di allenamento.
Ed è con divertimento che registro la manina furtiva che si insinua nella fessura della prima macchinetta, nella vana ricerca del resto dimenticato da qualcuno.
La guardo.
Sfugge il mio sguardo.
E si sposta alla macchinetta al lato opposto.
E il divertimento si trasforma in lancinante disprezzo mentre la vedo infilare la manina nella seconda fessura. Invano anche stavolta[3].
La guardo. Infilo i miei spiccioli e seleziono l'orrendo bibitone vitaminico.
Mi guarda. Vaga e assente, come una mucca colta in flagranza di ruminaggio.
La guardo. E mentre arraffo il bibitone mi dipingo in faccia una muta litania di espressioni offensive[4], tutte orbitanti intorno al tema del furto e della taccagneria.
Mi guarda, e si appoggia alla seconda macchinetta.
La guardo, sorseggio e mi appoggio anch'io alla macchinetta che ancora non ha controllato.
Sembra un film di Sergio Leone.
Potremmo guardarci negli occhi per ore.
Io armata fino ai denti.
Lei, stolida e vaporosa, sgranchendo la manina arpionatrice.
Potremmo andare avanti per anni, ma lei è l'angioletto sadico, quella che fa sentire inferiori le sue compagne di classe perché non hanno l'ultima Bratz. Lei lo fa di mestiere.
Potremmo andare avanti per ore, ma ho trent'anni e passa, cazzo. E un appuntamento in centro che sto per perdere.
Vaffanculo, stronzetta, hai vinto. Tieniti la macchinetta.
Me ne vado su per le scale.
No, no, non ce la faccio. Scendo di corsa i pochi gradini, e la becco lì, con la manina rapace nella fessura numero tre.
"Se', perché se c'era il resto lo lasciavo per la bella faccia tua".
Trent'anni e passa. Ne è valsa la pena.

[1] I capelli ti cadranno tutti, a forza di stirarteli, perché hai già negli occhi quella tensione neo-proletaria che spinge donne apparentemente normali a voler girare con filamenti cheratinici vulcanizzati in testa.
[2] La cellulite viene anche a te, non illuderti.
[3] I bambini zingari, eh?

[4] Tanto non le avresti capite. E possibilmente non le capirai neanche a 30 anni. Sarai ancora impegnata a ricordare a memoria i nomi dei tronisti.

4.10.07

A regazzi'... emmo' t'ooo buco 'sto viral marketing...

Sì, sì. Hope Wilcott è sparita. A-ha.
Avranno provato a cercarla nel bosco di Blair?

3.10.07

Le salutari soddisfazioni

Estratto dal ciacolamento quotidiano di prammatica col fidanzato

You inspire me to be a better person. I was having an apple and thinking that when we start the new life I was going to eat more fruit...
Mica pizza e fichi. Mele. That's ammmmore.

1.10.07

Cose che non si possono mettere sul CV (aka: Le porche soddisfazioni)

Un avvocato di grido (con tanto di noto pregiudicato forzitaliota nel carnet) sta studiando una cosa scritta da me per lavoro, tentando (inutilmente) di ravvisarvi "estremi di reato" (sic). Non è una sceneggiatura di Bregovic tratta da un racconto inedito di Kafka. Però ho riso uguale.

27.9.07

Che mangino brioche!

Ultimamente sono un po' nel pallone.

C'ho in testa tutta una serie di sospesi, più varie pesantezze mentali, senza contare quel paio di sceltucole esistenziali, che tendono a occupare il 99,999% della mia attività neuronale.
E quindi, con sommo gaudio, mi sono persa tutto il piroettare delle ballerine e le capriole dei nani degli ultimi giorni. Giuro che mi rimetto in pari (cioè, lo sto già facendo). E quindi anche io ho da dire la mia su questo mondo in cui Grillo va alla Columbia University vestito da bonzo tibetano, e viene contestato da un picchetto di Giubbe rosse omosessuali. Oddio, forse mi sbaglio. Forse era la Guardia nazionale. Vabbè, whatever. Insomma, quello che voglio dire è che, fino a che non si installa il primo governo Bersani, io non voglio sapere niente. Citofonatemi quando sta per giurare, così mi guardo la diretta sulla Rai -- ci penso io a consolare Francesco e Clemente, che chiaramente non ne faranno parte. Cosa non farei per Pigi.

Comunque non è neanche questo l'argomento del post. Perché nel compulsivo vagare intertestuale (di cui sarebbe difficile dar conto, ma che posso ricapitolare sommariamente con: Grillo -> antipolitica -> PD -> primarie -> Adinolfi -> sostenitori di candidati assurdi alle primarie del PD) sono capitata su un blog (e su un post in particolare) in cui ci si augura che i gay la smettano di fare coming out. Il tutto posto in maniera molto garbata, con tanto di iniziale "ricorso all'autorità" per sgombrare il campo qualunque sospetto ("se ho tanti amici gay, non posso essere bigotta nei loro confronti"), e con sventagliata di credenziali: vorrete mica dare addosso a una scrittice di sinistra?

Ora. Siccome il 99,999% dei miei neuroni è impegnato a far altro, non darò addosso a nessuno. Mi chiedo solo: gli scrittori di sinistra si sono accorti del casino che è successo per i Pacs? Perché magari potrebbero anche aver assorbito l'informazione che i cittadini italiani omosessuali non hanno gli stessi diritti di quelli eterosessuali. E magari evitarsi un mini-manuale di fallacies per giustificare un loro personalissimo problema a rapportarsi col diverso. Capita anche ai migliori.
Questo malriposto senso del pudore ha tutta la potenza urticante del farisaismo misto alla deliziosa ingenuità di Maria Antonietta, quando, infastidita dalla pochezza dei problemi del popolo affamato, li invitava a trovare fonti alternative di nutrimento. E si definiscono pure di sinistra. Vabbè.

Ora torno a dormire. Svegliatemi quando succede quella cosa che sapete.

19.9.07

14.9.07

Ho un sassolino nella scarpa "Ahi!"

Fare il consulente per una pubblica amministrazione in cui sono state impiegate scimmie antropomorfe può essere un lavoro molto frustrante. Eh no, non si tratta del Bioparco.
Vado a recuperare un sacchetto di noccioline, magari riesco a creare un diversivo.

Ehi? Regia?

E va bene. Osserviamo il sintomo costituito dalla mobilitazione del Vaffa-day.
E preoccupiamoci delle conseguenze che potrebbe avere la spaccatura Fiom-Cgil.
E indignamoci per le idiozie di Calderoli. Tanto una in più, una in meno...
E chiaramente aggiungiamo l'ulteriore quota nel monte-vergogna di avere Mastella nello stesso schieramento.

Ma qualcuno mi spiega perché la notizia che il petrolio abbia superato gli 80$ al barile si limita a chiudere l'edizione delle 23 del TG Notte - Bricolage e punto croce?

13.9.07

Preparazione atletica

Sto cercando le frasi adatte per sfilarmi dal progetto a cui sto lavorando. Dato che immagino di incontrare qualche resistenza da parte del committente, ho deciso di allenarmi ripassando le immortali parole del maestro. Jake Blues.

Jake: [Falling to his knees before her] Oh please don't kill us. Please, please don't kill us. You know I love ya baby, I wouldn't leave ya. It wasn't my fault.
Woman: You miserable slug. You think you can talk your way out of this? You betrayed me.
Jake: No, I didn't. Honest. I ran outta gas. I had a flat tire. I didn't have enough money for cab fare. My tux didn't come back from the cleaners. An old friend came in from outta town. Someone stole my car. There was an earthquake, a terrible flood, locusts. It wasn't my fault! I swear to God!!
Woman: Oh Jake, Jake, honey.

[Jake embraces her in a passionate kiss, then drops her in the mud.]

Jake: [To Elwood] Let's go.
Elwood: [To the Woman] Take it easy.

12.9.07

Delle due l'una

(post a tenore strettamente romano)

- E voi dov'è che abitate?
- Io a Cipro.
- EH?
- Cipro. Fermata metro.
- Ah, boh... e tu?
- Aurelio...
- ...
- Baldo degli Ubaldi.
- ...
- Fermata. Metro.
- Eh, boh...

(attimo di silenzio imbarazzato -- vabbè, facciamo finta di ricambiare l'interesse)

- E voi in che zona abitate?
- (in coro) Al Pigneto! Dal 5 luglio!
- Il che fa di voi due wannabe in ritardo o due borgatare di ritorno?

5.9.07

Domanda del giorno

[...] Che significa essere "moderati"? Essere un po' contro le unioni civili? Essere moderatamente contro l'eutanasia? Essere al 50% come Schifani?

Chiaramente per i wuminghi la domanda è retorica, ma ce ne fosse di retorica così socratica in giro.

1.9.07

Mandereste vostra nonna in galera

No, non parlo a quei giornalisti che infiorettano lunghi ed elaborati servizi sulla pazzia di Hugo Chavez che sposta indietro di mezz'ora l'ora ufficiale (hello! il Venezuela si trova in un fuso orario abbastanza singolare vista la sua posizione rispetto ai meridiani, tanto che gran parte del suo territorio sarebbe addirittura a UTC -5 -- ma si sa, non sia mai che il giornalaro italiano si scomodi a guardare le figure su Wikipedia; chiaramente il giornalaro italiano non sa che sono molti i fusi orari sfalzati sulla mezz'ora rispetto al meridiano di Greenwich; e vagli a spiegare al giornalaro italiano che così il Venezuela risparmierà un fracco in energia elettrica: per il giornalaro italiano il mondo finisce a Tor Pagnotta).

Insomma i giornalari italiani manderebbero la nonna in galera, non lo scopro adesso, ma oggi non ce l'ho con loro.

Ce l'ho con quelli che immancabilmente, con cadenza almeno semestrale, nell'immancabile discussione su amore e sentimenti chiudono i giochi con: "Eh... non c'è niente da fare... aveva ragione Marco Ferradini... in amore bisogna essere stronzi! Sennò te la pigli nel culo!". Sì, dico proprio a voi, i cinici della posta del cuore. Voi che, per annichilire l'interlocutore, vi sparate sempre le parole del Maestro. Quelle contro cui non c'è confutazione che tenga.

Io, a voi, volevo solo farvi notare che la canzone, dopo quella strofa, continua. E che il narratore dice al cinico "Mannò, dici così perché te la sei presa nel secchio, guarda che 'ste minchiate non funzionano, devi essere te stesso, lascia aperta la porta del cuore, e tranquillo che poi l'amore arriva". Perché Ferradini ha scritto una canzone quasi mortificante nel suo piatto buon senso. Pallosa sì, ma non un'istigazione a delinquere emotivamente.

Quindi, ricapitoliamo: il fuso orario non è stato trasmesso come dogma inviolabile da Dio ad Abramo; al telegiornale dicono un sacco di stronzate, tanto per cambiare; al prossimo che mi cita a sproposito Ferradini gli arriva un diretto sul setto nasale; e, visto che vi imparate le canzoni a memoria, imparatevi anche il cazzo di finale.

30.8.07

Tu si 'na malafemmina

Ti rendi conto che tu e la femminilità avete qualche conto in sospeso quando:
- dedichi metà delle vacanze a un seminario di arti marziali per prenderti a bastonate per sette-giorni-sette;
- le piante dei tuoi piedi, di conseguenza, si trasformano in un romanzo dell'orrore scritto in braille,
- e non chiami nel panico la pedicurista;
- davanti a uno sciacquone incassato a muro che perde ti viene l'inopinata voglia di metterti a giocare con galleggianti e tubi invece di una più sana crisi di nervi;
- porti religiosamente a lavare il mezzo a due ruote;
- al fidanzato che ciangotta felice a proposito della macchina che vuole comprarsi, prodigo di dettagli su colore della carrozzeria e delle tappezzerie, chiedi spazientita: "Sì, ma che motorizzazione?"

Sto trattenendo il respiro

... in attesa che l'Unione europea rimpingui gli introiti della Finanziaria 2008.
Mi rendo conto che potrei morire cianotica, sì.

17.8.07

E il serpente? Che dice il serpente?

Il vescovo di Locri non è che dica cose fuori dal senso - a patto che nel "senso" si voglia far rientrare quell'ineludibile sottosenso cristiano del "Siamo nati per soffrire. Amen."

Anzi, forse negli appelli del vescovo di Locri alle donne della 'ndrangheta c'è una suggestione brillante, anche dal punto di vista di una laica praticante: se il nucleo su cui si fonda la criminalità di stampo mafioso è la famiglia, un aiuto forte nello spezzare gli anelli della catena potrebbe venire dalle madri, mogli e sorelle mafiose. Suggestivo, eh?
Certo, c'è da sospendere il dubbio, e passare sopra il fatto che il concetto di "famiglia" in 'ndranghetese, o mafioso in senso lato, non implica un atto di copulazione a scopo riproduttivo, né un papà-mamma-e-passeggino in marcia trionfante verso la piazza del Family Day; ma abbandoniamoci comunque alla suggestione, e facciamo finta che funzioni, che in fondo a Rosetta Cutolo battesse un còre de mamma e non quello di una furfante di professione.

Solo che poi a un certo punto il vescovo di Locri svalvola, e di fronte alle telecamere del Tg1 arriva ad affermare che le faide avvengono per decisione delle donne e che gli uomini sono meri esecutori. Ah, ecco. Ora vallo a spiegare a quelli che hanno progettato le carceri di massima sicurezza, con tutti quei cessi per uomini; e chi farà la strigliata di capo a quegli agenti delle forze dell'ordine che si sono fatti sfuggire Crocifissa Provenzano per acchiappare quel pesce piccolo di Bernardo?

Non so perché (figura retorica), ma negli ultimi anni, in quanto donna, sto sviluppando una certa sindrome da accerchiamento. Per amore di dialettica mi ci metterei pure a discutere con lorsignori, ma credo che impiegherò più proficuamente il mio tempo nella ricerca di una tutina ignifuga. Me l'ha consigliato il serpente.

7.8.07

O con Franza o con Spagna, basta che se magna

Quello che segue è un estratto da rant telefonico di fidanzato lontano.

"Mi sto cucinando la tua pasta biologica. Ah, fa schifo. Vabbé, insomma, stavo mettendo il tuo sale himalayano, ma lui ha cominciato a fare 'pffffft' qui e 'pfffft' lì. Ora devo usare il suo sale di Salaminchia, perché il tuo sale himalayano è solo salgemma, invece il suo è marino e devono averlo raccolto durante il plenilunio, ed è molto meglio. E comunque siete due nazisti di merda. Io sono un povero ragazzo americano che fino all'altroieri mangiava la pasta e metteva il sale. Già mi sono dovuto adeguare col milione e mezzo di vini. Adesso pure il sale. Vi odio."

6.8.07

Some Velvet Morning

Some velvet morning when I'm straight
I'm gonna open up your gate
And maybe tell you 'bout Phaedra
And how she gave me life
And how she made it in...

(sniff)

4.8.07

Dubbio: ringraziare gli amici dal blog è indice di scarse abilità di socializzazione?

Boh?
Intanto, grazie Massime'.

C'è del largo in Danimarca

Non ho mai particolarmente amato l'Italia. No.
I rapporti tra me e o' paese d'o sole sono piuttosto tesi.
E non è una paturnia radical-scic da età adulta, giuro.
Io l'Italia l'ho sempre cordialmente detestata.

Fin da bambina subivo come una sorta di invisibile e onnipresente forca caudina la sfilza di eventi all'insegna del cerchiobottismo (in seguito riciclati, ripintati ed esportati con successo come 'machiavellismi') che vanno sotto il capitolo "storia italiana". Mi vergognavo per la costanza con cui riuscivamo a inanellare figure da cioccolatai. Ma mica perché perdevamo le guerre, no. Era il misto di insopportabile faccia da culo e criminale ingenuità con cui affrontavamo eventi più grandi di noi che mi mandava ai matti. E poi coma si fa a uccidere Corradino di Svevia, perdìo?

Guardavo la mia compagnuccia delle elementari, e non le invidiavo il già notevole stacco di coscia, né il capello biondo grano, né la casa che sembrava appena uscita da uno di quei mobilifici tutti wengé-cromi-e-acciai con le vasche da bagno a forma di fagiolo sgusciato. No. Le invidiavo la mamma svedese e la nonna che abitava in una città dal nome irripetibile. Perfino gli orrendi maglioni finto-lapponi erano oggetto di desiderio.
Guardavo la prima débacle calcistica italiana di cui sono stata testimone cosciente, e alla prima salva di "E' colpa dell'arbitro" ricordo perfettamente una fitta dolorosa di disprezzo verso una nazione che stava vivendo un momento di rimozione collettiva. "Non siamo stati noi! Noi siamo sempre bravi!".

E così anche io mi sono data alla rimozione, e ho deciso che avrei avuto origini danesi. Avevo un libro di Andersen in mano, mi piacevano le illustrazioni con le casette a traliccio e in qualche secondo era fatta. Ricordo l'immediato sospiro di sollievo. Tanto avevano potuto sulle mie spallucce bambine pochi anni di italianità.

Chiaramente è già da qualche anno che sono pienamente cosciente di non avere niente a che fare con la Danimarca (non l'ho neanche mai vista), ma i nostri rapporti evidentemente non sono finiti qui. L’altro giorno, in un momento di shopping compulsivo all’estero (dove i saldi sono saldi...), mi si appanna la vista di fronte a una maglia bellissima. Di una marca danese che negli ultimi anni è diventata piuttosto conosciuta anche in Italia. E infatti la maglia l’avevo già vista a Roma. E l’avevo provata. Solo che mi stava tipo laccio emostatico. Con la commessa che continuava a dirmi: “Eeeeh, questa linea la fanno fino alla M... sa com’è...”.

No, non so com’è, perché ora di fronte a me c’è il laccio emostatico, taglia L. E non mi sta a laccio emostatico, mi sta bene. E costa la metà che a Roma. La capitale della nazione dove indossare dalla taglia 46 in poi corrisponde a un crimine da punire con la mortificazione dei sacchi di patate della collezione Elena Mirò. E la commessa straniera si fa un sacco di risate quando le racconto l'episodio. “Vuoi vedere la XL?”.

No, non la voglio vedere la XL, voglio vedere la faccia della commessa romana quando le sventolerò sotto il naso il laccio emostatico in taglia L, insieme alle statistiche sulle misure vitali delle donne danesi. Il debito di riconoscenza verso la nazione che anni fa mi ha salvato da una verità troppo pesante da sopportare è oggi ancora più grande. Large, indeed.

3.8.07

Relazioni a distanza: come sopravvivere alle partenze

[...]
Tentativo #38345
"Meno male che torno al lavoro, che io senza far niente proprio non ci riesco a stare..."
Tentativo #38346
"Cheppalle, non se ne poteva più di quelle belle giornate con 23°C! Vuoi mettere il sole italiano?"
Tentativo #38347
"Evvai! Sono arrivata a 19mila miglia da frequent flyer! Dai, che con altri 8 voli in 3 mesi vinco il pratico e colorato borsone mare!"
Tentativo #38348
"Cosa c'è di meglio di una bella botta di insonnia per aggiornare il blog?"
[...]

1.8.07

Tu chiamale se vuoi: opinioni

In inglese c'è questo aggettivo, opinionated, che a tradurlo cosí, letterale letterale, ti dà l'idea di una connotazione qualitativamente neutra: "che ha opinioni".
Proporlo a una platea di uditori italiani poco avvezzi all'albionico idioma, ma magari versatissimi nella tricolore arte dell'oratoria da barsport, poi, potrebbe addirittura suscitare l'ilarità generale per la banalità semantica: "Eccemancherebbe... cazzo campi a fare se non hai opinioni?"

Insomma, io quando sono incocciata in questo aggettivo per la prima volta, rendendomi conto che si porta dietro una connotazione negativa, del tipo "uno che ha opinioni e non si fa scrupolo di farlo sapere al mondo", ed essendo io persona che le opinioni ama dispensarle (non a tutti, ma a pochi scelti sí, e a pacchi), insomma ci ero rimasta un po' male pensando che a un qualunque anglo-sassone io potessi apparire opinionated. Insomma, noi italiani magari ci facciamo poco caso, ma le opinioni personali sono tema assai delicato, e nel sentire comune degli altri, magari poco avvezzi al barsport, possono apparire anche assai invasive.

E cosí, pur avendo posto al fidanzato anglofono tutta la sfilza di domande di ordinanza ("Do you think I'm beautiful?" "Do you love me?" "Do I look fat in this?") mai mi ero arrischiata a porgli il cruciale quesito: Do you think I'm opinionated?

Fino a ieri sera. Quando sono incocciata nell'amico francese del fidanzato, nel campione mondiale di opinioni dispensate per minuto, nel Gervasetto cisalpino. Dopo due minuti di conversazione, non ce n'era piú per nessuno: la casa del mio fidanzato andava rifatta cosí e colí; la sua società doveva occuparsi di questo e di quello; la Francia sta messa politicamente peggio che l'Italia (qui hanno riso anche quelli del tavolo accanto, e la conversazione non si svolgeva in Italia...); il miglior modo di metter su una work station casalinga; il miglior cibo giapponese; la migliore erba (la conversazione si svolgeva in luogo depenalizzato); et caetera, in saecula saeculorum. Nessuno osava contraddirlo. Amen.

Tornati a casa, prendo finalmente coraggio.
"Wow... your friend really... ahem... likes to discuss about everything..."
"Hell, yeah... he's really opinionated."
"Oh... do you think I'm opinionated too?"
"Yeah... but in a good way."

(phew)

25.6.07

Resuscitation

Occhio.

Qualcuno sta tentando di rianimare questo blog.