Sai quando stai male, e fai piccoli miglioramenti quotidiani, percettibili solo nell'arco di alcuni giorni? Ecco, stamattina mi guardo il piedone appena sveglio e, paragonandolo a quello di una settimana fa, mi compiaccio del fatto che si riesca di nuovo a intuire la silhouette della caviglia sotto quella granitica ciambellona dalla natura tutta da verificare che ora l'avvolge. E compiaciuta mi faccio la doccia. E compiaciuta mi accingo a fare il massaggino al ciambellone, così come consigliato dalla fisioterapista. E non più compiaciuta, ma in preda a un misto di orrore e frustrazione, mi rendo conto che dopo neanche mezz'ora (e senza neanche averlo sforzato) il piede è di nuovo gonfio come due settimane fa. E, chissà come, mi viene in mente il nome di questo blog.
Edipo. Piede gonfio.
Ce l'ho pure riaperto apposta, dopo quattro anni, perché il destino si compisse.
Siiiiiiiiiì, va bene, lo so, sono una ragazza fortunata, molto fortunata, c'erano tutti i presupposti perché accadesse ben di peggio, ringraziamo tutte le divinità di tutte le religioni monoteiste e non, comprese le leggi che governano la fisica, la termodinamica e la relatività (dimentico qualcuno?)... però sai che c'è?
Mavaffanculo.
31.10.07
The Omen (Nomen)
Pubblicato da Paola alle ore 09:58 1 commenti
29.10.07
Senza "se" e senza "ma però non si dice"
Del periodo trascorso all'università (che si pone in un momento imprecisato tra l'estinzione dei dinosauri e i fatti dell'11 settembre) ricordo ancora con inalterata estasi l'epifania costituita dalla prima lezione di storia della lingua italiana, tenuta da Luca Serianni all'università La Sapienza di Roma. Una specie di linea d’ombra in sedicesimo, che divideva l’età bambina del “su qui e qua l’accento non va” dalla maturità della “lingua”, quel golem impazzito che solo un illuso può pensare di domare con le norme e le prescrizioni. E da allora ho giurato alla me stessa (quasi)filologa che l’unica grammatica prescrittiva che avrei consultato sarebbe stata l'Appendix Probi (umorismo da accademia, non c'è niente da vedere, circolare, circolare).
Visto che da quelle lezioni è passata più o meno una glaciazione, il 90% delle cose studiate allora le ho beatamente scordate, ma è ancora vivido in me il ricordo della consapevolezza acquisita che nella lingua non esistono errori, solo deviazioni (sì, ok, per carità... mettetemi una bozza bisognosa di revisione davanti e salivo come il cane di Pavlov, ma per me è come fare gli scarabocchi sul pezzo di carta quando parli al telefono).
Con quella stessa consapevolezza mi sono messa a lavorare con le parole, mie e altrui. E qui mi è capitato spesso di scontrarmi con la sindrome del “lo diceva la maestra Teresa”. Chi ne è colpito, solitamente, ti corregge “sé stesso”, meravigliandosi del fatto che tu possa aver studiato lettere e non sapere che il pronome riflessivo si accenta solo quando è in solitaria. Poi non fa niente se scrivi “sè”, l’importante è che l’onore della maestra Teresa sia salvo. Provare a ragionare con i soggetti in questione è inutile: sordi a qualsiasi tipo di spiegazione, aggrappati come le cozze alle cantilene imparate in seconda elementare, per loro la sparizione di quell’accento è materia di fede come la transustanziazione. Non ci sono, non possono esserci spiegazioni logiche che dimostrino il contrario. Una volta, di fronte a una reazione particolarmente aggressiva, ho giocato il briscolone: “E allora sai che c’è? Ma però non è un errore, solo una ridondanza”. Quella persona chiaramente non mi parla più, e credo che la maestra Teresa si stia mettendo d’accordo con quelli che fanno i lavoretti col polonio per togliere di mezzo me e le mie scomode rivelazioni.
Però siccome la luce della verità non può essere fermata né dagli accenti che spariscono, né dagli scagnozzi della simpatica signora, oggi alla mia voce si unisce quella di Stefano Bartezzaghi (grazie a Maurizio Codogno per la segnalazione), che, alle prese col suo personale allievo della maestra Teresa, lancia su Repubblica.it l'offensiva finale contro il peloso distinguo. Nel nome del sempre preclaro Serianni. Perché, come ci insegna la saggezza orientale, per crescere bisogna uccidere il maestro. Cominciando da quello elementare.
Pubblicato da Paola alle ore 12:06 3 commenti
28.10.07
Honest marketing works on the web. Indeed.
Gerry McGovern, santo patrono di noi content manager, lì nell'empireo assieme a Nielsen e compagnia usabile, se la prende con Aer Lingus, la cui strategia su web è, a suo dire, poco trasparente, ai limiti dell'inganno. E, McGovern ci insegna, l'onestà su web paga.
Deve essere un caso, quindi, se in un articolo in cui fa pelo e contropelo al marketing manager della compagnia aerea McGovern si dimentica di specificare un piccolo dettaglio: Aer Lingus era sua cliente.
The web customer is not a fool.Un caso o una dimenticanza, chiaro.
Pubblicato da Paola alle ore 17:49 0 commenti
27.10.07
Karma is a bitch
Inciampi sul nome di un blog italico (apparentemente molto "quotato") e pensi "Minkia, che nome cretino!", ma in realtà è qualcosa in più dell'essere cretino... è qualcosa che ti infastidisce dentro, e ti chiedi "Perché, perché, perché il solo nome di questo blog mi causa eritemi?"; e poi spulci i post e gli eritemi ti vengono sul serio, perché è come leggere le teorie sul social networking rilegate su cartigli dei Baciperugina, e allora concludi che nomina nuda tenemus e quindi dai per pacifico che il fastidio preventivo fosse in realtà tutta questione ortofonetica...
Però no, non riesci a darti pace, quel nome ti ronza in testa, come il ricordo di una serata passata accanto agli altoparlanti del Cocoricò... e allora scavi, scavi, scavi, scavi nelle sinapsi, fino a che - eccolo! Lì, trionfante... sepolto aaaanni addietro in Usenet.
Ieri, spammer. Oggi, blogstar.
Makes perfect sense.
Pubblicato da Paola alle ore 18:50 6 commenti
26.10.07
Le notizie della buona notte
Ho appena conquistato un numero di Bacon uguale a 2.
Se domani mattina non mi sveglio è uguale.
Pubblicato da Paola alle ore 23:40 2 commenti
24.10.07
Il widget è nudo
Diciamocelo. Le preview di SnapShots hanno frantumato i maròni (e il sito va spedito quanto me con la stampella).
Pubblicato da Paola alle ore 16:43 2 commenti
22.10.07
Cheese, buana!
L'articolo sul New York Times riguardo la misteriosa diminuzione del numero di modelle non bianche dalle passerelle mondiali è sicuramente interessante, ma meglio ancora è la postilla in fondo alla pagina.
Standing ovation per il fotografo di Vogue Italia che ci ha tenuto a precisare che la ragazza nera vestita da cameriera nel servizio uscito sul numero di settembre è, appunto, una cameriera, non una modella. Inclusa nello shooting solo "per la sua bellezza e per la sua capacità di sottolineare il tema delle foto, quello dello stereotipo della ricca donna bianca che ha servitù di colore". Proprio quando al NYT tiravano un sospiro di sollievo perché almeno su Vogue Italia c'era una modella nera.
[via Gawker]
Pubblicato da Paola alle ore 17:11 0 commenti
20.10.07
Two billion cigarettes were harmed during the making of this movie
Oh, che volete... la reclusione forzata ha stravolto le mie priorità. Ora al primo posto troneggia la visione seriale di fiction. E nella maratona fantozziana mi sono innamorata di Mad Men.
Stati Uniti. New York. 1960. Vigilia delle elezioni. La vita di un gruppo di pubblicitari (gli uomini di Madison Avenue, appunto) vista senza il prisma del sogno americano che loro stessi avevano contribuito a creare. Il razzismo ha la violenza silenziosa del quotidiano (siamo a New York, mica in Alabama); il maschilismo è talmente comune che quando il gruppetto di creativi sentenzia: "È come vedere un cane che suona il pianoforte", a proposito di una segretaria che ha tirato fuori un headline brillante, ci impieghi almeno due secondi in più del normale a tremare; quando credi di poterti almeno parzialmente immedesimare in un personaggio (il beatnik che si lancia in una tirata antimperialista contro il direttore creativo senza scrupoli) quel personaggio ti fotte dicendo alla sua ragazza: "Perché non ti rendi utile e non mi prendi un bicchiere d'acqua?".
Qui non ce n'è per nessuno. Non ce n'è per gli uomini, tutti priapici e bugiardi. Non ce n'è per le donne, casalinghe sottomesse e compiacenti. Non ce n'è neanche per quelle che tentano di alzare la testa. Anche se si vede che gli autori tifano per loro. Una addirittura la fanno chiosare con un'alzata di spalle, a proposito di un intervento invasivo su un bodycopy per un rossetto fatto dai colleghi maschi: "You know what they say: The medium is the message", una delle battute più intelligenti e fulminanti mai sentite in un serial televisivo. Non me la venissero a menare gli autori nostrani: Mad Men va in onda sul basic cable. E noi qui che quando ci va bene arriviamo a emulare i bei tempi in cui la fiction voleva dire La cittadella.
Ma non divaghiamo. Torniamo a loro. Ellroy aveva distrutto il mito degli anni d'oro americani, alzando il velo brillantinato per farci vedere il marcio della new frontier; gli autori di Mad Men hanno provveduto a fare lo stesso con quella borghesia medio-alta che del sogno americano doveva essere il testimonial principale. E nel corso delle puntate ci si avvicina ai personaggi con una lentezza magistrale, catturati in un'atmosfera glamour d'antan, fino a che un autore non ti prende la testa e te l'avvicina a forza sui verminai che brulicano sottopelle. Non è un caso che l'ideatore sia quel Matthew Weiner che ha messo mezza America in difficoltà con la loro coscienza nei Sopranos.
E così come nei Sopranos anche qui è difficile detestare i mad man veramente. E non solo perché ogni personaggio fuma almeno due sigarette a scena.
Pubblicato da Paola alle ore 23:48 2 commenti
17.10.07
Mai più senza: cavigliere insurrezionaliste combattenti
La voglio.
Update: sempre più inquietante.
Pubblicato da Paola alle ore 16:01 0 commenti
16.10.07
Lione al vento, stiam marciando, siam l'armata Brancaleon!
Non è che la vis polemica da sfogare mi manchi, quindi trovare ogni tanto dei bersagli facili e veloci con cui riequilibrare il pH del mio cervello può anche fare comodo.
Però uffa, mica posso essere tirata per la giacchetta sempre dal solito Brancaleone che parte per la crociata, gli fanno le terga a strisce e viene a sollecitare la mia solidarietà.
Qui la cronaca della crociata.
(ci terrei a precisare - a scanso di equivoci, dovessero mai i miei posteri arrivare qui - che io non leggo il Mucchio, se non per scopi sociologici, e che ci sono arrivata solo tramite 7yearwinter)
Notare come il nostro ritenga di essere arrivato alle porte di Gerusalemme, al cuore del sistema di potere clerico-fascista, mentre già è tanto che sia arrivato a Brindisi. Perché a impedirgli l'imbarco ha trovato un avversario degno della sua statura: il pm di Trani. In un turbine di pupate siciliane, il paladino cade a Roncisvalle per mano del traditore: il Mucchio viene ritirato dalle edicole di tutta la provincia di Trani (te, là in fondo! Il "Mecojoni!" s'è sentito benissimo!).
E io secondo il diretùr dovrei incazzarmi perché la copertina più demente della storia viene ritirata da 50 edicole per un'ordinanza che la ritiene vilipendio alla religione di Stato.
Non vorrei essere la solita prosaica, ma io vedo solo uno che ha sempre mostrato l'acume politico di Mara Carfagna (ma dde sinistra) impegnato a tirarsi i capelli con uno sconosciuto che, evidentemente, sta tentando di introdursi a Telepace come emulo di Sante Licheri. Solo che non è un vero pollaio se non si tirano fuori i paroloni. Libbbbertàdistampa. Sarò mica così stronza da non mobilitarmi di fronte al sacro spauracchio di noi sinceri democratici?
Noooo, non sarò così stronza. Infatti stavolta mi lascio tirare per la giacchetta e mi mobilito. Se Stèfani va a incatenarsi per protesta di fronte alla pretura di Trani io ci metto i soldi per i lucchetti. Basta che buttate via le chiavi dopo l'uso.
Pubblicato da Paola alle ore 16:44 2 commenti
15.10.07
Caro capo ti scrivo
... così mi tolgo un dubbio (ché alla quarta tua telefonata di lavoro, da stamattina alle 10, è anche legittimo che mi vengano).
Quale tra le parole "Mi ha messo sotto un camion" non ti è chiara?
Pubblicato da Paola alle ore 12:27 0 commenti
12.10.07
Merende diversamente abili
(ovvero: "Di come l'edipèo sfoggia anche il vestitino da gourmet")
Sfornare i pan brioche più buoni della galassia è un gioco da ragazzi per la nostra eroina. Tutt'altra musica quando le condizioni dell'eroina le permettono tuttalpiù di arrancare sulle stampelle per arrivare in bagno. Perché chiaramente, passato lo spavento, ora sono in preda a voglie da partoriente bulimica difficilmente saziabili.
Quindi io e i miei tre arti sani (più le arzille stampelle) ci siamo recati in cucina e, nell'invidiabile tempo di 5 minuti 5 (rantolamenti e bestemmioni compresi), con strategie degne di McGyver abbiamo arrangiato la seguente ricettina da gastrosofi azzoppati.
Madeleine dell'amarcord dagli antipodi alla Maremma [1]
Ingredienti
1 rosetta (buona, mi raccomando)
50 gr di cioccolato fondente 70% Whittaker, Nuova Zelanda [2]
2 cucchiaini di marmellata di fichi di Capalbio [2]
Tiranneggiare i malcapitati familiari per far loro disporre gli ingredienti sulla tavola, o, in caso i familiari abbiano deciso di darsi per evitare le corvée, dotarsi di sac-à-stampel®, busta di plastica da agganciare alla stampella per il trasporto di materie prime e utensili in cucina.
Tagliare la rosetta a metà. Disporre sulla metà inferiore il cioccolato fondente. Spalmare la metà superiore con la marmellata di fichi. Richiudere. Servire immediatamente.
[1] Ok, il nome è rosetta con la cioccolata come la faceva nonna: e così sicuramente l'avrebbero chiamata quelle brave persone di Bir&Fud (che così c'ho pure la scusa per linkare il blog). Però poi non faceva gastrosofo.
[2] Vedi? Non può essere la rosetta con la cioccolata di nonna. Col cazzo che nonna si sarebbe allontanata più di 10 metri per comprare cioccolato e marmellata.
Pubblicato da Paola alle ore 16:20 0 commenti
11.10.07
Le meraviglie del corpo umano reloaded
Altro che Niki Sanders. Oggi ho scoperto che ho il potere di bloccare un auto-articolato di alcune tonnellate con la sola forza del piede. Sinistro. Sì, vabbè, qualche ammaccatura, ma l'auto-articolato sta messo peggio.
Pubblicato da Paola alle ore 11:37 1 commenti
8.10.07
Abbiamo un grande futuro (alle spalle)
(segue un viaggio istantaneo all'interno della natura umana; montessoriani, girate alla larga)
Occhioni blu, capelli lunghi, vaporosi, e color gelato al caffè[1].
Ciglia da cerbiatta, articolazioni lunghe e affusolate[2].
Otto-nove anni. Non di più.
Ce l'ho accanto mentre mi studio il contenuto delle macchinette della palestra, alla ricerca di un integratore che mi permetta di guidare a casa senza svenire dopo 3 ore di allenamento.
Ed è con divertimento che registro la manina furtiva che si insinua nella fessura della prima macchinetta, nella vana ricerca del resto dimenticato da qualcuno.
La guardo.
Sfugge il mio sguardo.
E si sposta alla macchinetta al lato opposto.
E il divertimento si trasforma in lancinante disprezzo mentre la vedo infilare la manina nella seconda fessura. Invano anche stavolta[3].
La guardo. Infilo i miei spiccioli e seleziono l'orrendo bibitone vitaminico.
Mi guarda. Vaga e assente, come una mucca colta in flagranza di ruminaggio.
La guardo. E mentre arraffo il bibitone mi dipingo in faccia una muta litania di espressioni offensive[4], tutte orbitanti intorno al tema del furto e della taccagneria.
Mi guarda, e si appoggia alla seconda macchinetta.
La guardo, sorseggio e mi appoggio anch'io alla macchinetta che ancora non ha controllato.
Sembra un film di Sergio Leone.
Potremmo guardarci negli occhi per ore.
Io armata fino ai denti.
Lei, stolida e vaporosa, sgranchendo la manina arpionatrice.
Potremmo andare avanti per anni, ma lei è l'angioletto sadico, quella che fa sentire inferiori le sue compagne di classe perché non hanno l'ultima Bratz. Lei lo fa di mestiere.
Potremmo andare avanti per ore, ma ho trent'anni e passa, cazzo. E un appuntamento in centro che sto per perdere.
Vaffanculo, stronzetta, hai vinto. Tieniti la macchinetta.
Me ne vado su per le scale.
No, no, non ce la faccio. Scendo di corsa i pochi gradini, e la becco lì, con la manina rapace nella fessura numero tre.
"Se', perché se c'era il resto lo lasciavo per la bella faccia tua".
Trent'anni e passa. Ne è valsa la pena.
[1] I capelli ti cadranno tutti, a forza di stirarteli, perché hai già negli occhi quella tensione neo-proletaria che spinge donne apparentemente normali a voler girare con filamenti cheratinici vulcanizzati in testa.
[2] La cellulite viene anche a te, non illuderti.
[3] I bambini zingari, eh?
[4] Tanto non le avresti capite. E possibilmente non le capirai neanche a 30 anni. Sarai ancora impegnata a ricordare a memoria i nomi dei tronisti.
Pubblicato da Paola alle ore 17:36 9 commenti
4.10.07
A regazzi'... emmo' t'ooo buco 'sto viral marketing...
Sì, sì. Hope Wilcott è sparita. A-ha.
Avranno provato a cercarla nel bosco di Blair?
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3.10.07
Le salutari soddisfazioni
Estratto dal ciacolamento quotidiano di prammatica col fidanzato
You inspire me to be a better person. I was having an apple and thinking that when we start the new life I was going to eat more fruit...Mica pizza e fichi. Mele. That's ammmmore.
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1.10.07
Cose che non si possono mettere sul CV (aka: Le porche soddisfazioni)
Un avvocato di grido (con tanto di noto pregiudicato forzitaliota nel carnet) sta studiando una cosa scritta da me per lavoro, tentando (inutilmente) di ravvisarvi "estremi di reato" (sic). Non è una sceneggiatura di Bregovic tratta da un racconto inedito di Kafka. Però ho riso uguale.
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