4.8.07

C'è del largo in Danimarca

Non ho mai particolarmente amato l'Italia. No.
I rapporti tra me e o' paese d'o sole sono piuttosto tesi.
E non è una paturnia radical-scic da età adulta, giuro.
Io l'Italia l'ho sempre cordialmente detestata.

Fin da bambina subivo come una sorta di invisibile e onnipresente forca caudina la sfilza di eventi all'insegna del cerchiobottismo (in seguito riciclati, ripintati ed esportati con successo come 'machiavellismi') che vanno sotto il capitolo "storia italiana". Mi vergognavo per la costanza con cui riuscivamo a inanellare figure da cioccolatai. Ma mica perché perdevamo le guerre, no. Era il misto di insopportabile faccia da culo e criminale ingenuità con cui affrontavamo eventi più grandi di noi che mi mandava ai matti. E poi coma si fa a uccidere Corradino di Svevia, perdìo?

Guardavo la mia compagnuccia delle elementari, e non le invidiavo il già notevole stacco di coscia, né il capello biondo grano, né la casa che sembrava appena uscita da uno di quei mobilifici tutti wengé-cromi-e-acciai con le vasche da bagno a forma di fagiolo sgusciato. No. Le invidiavo la mamma svedese e la nonna che abitava in una città dal nome irripetibile. Perfino gli orrendi maglioni finto-lapponi erano oggetto di desiderio.
Guardavo la prima débacle calcistica italiana di cui sono stata testimone cosciente, e alla prima salva di "E' colpa dell'arbitro" ricordo perfettamente una fitta dolorosa di disprezzo verso una nazione che stava vivendo un momento di rimozione collettiva. "Non siamo stati noi! Noi siamo sempre bravi!".

E così anche io mi sono data alla rimozione, e ho deciso che avrei avuto origini danesi. Avevo un libro di Andersen in mano, mi piacevano le illustrazioni con le casette a traliccio e in qualche secondo era fatta. Ricordo l'immediato sospiro di sollievo. Tanto avevano potuto sulle mie spallucce bambine pochi anni di italianità.

Chiaramente è già da qualche anno che sono pienamente cosciente di non avere niente a che fare con la Danimarca (non l'ho neanche mai vista), ma i nostri rapporti evidentemente non sono finiti qui. L’altro giorno, in un momento di shopping compulsivo all’estero (dove i saldi sono saldi...), mi si appanna la vista di fronte a una maglia bellissima. Di una marca danese che negli ultimi anni è diventata piuttosto conosciuta anche in Italia. E infatti la maglia l’avevo già vista a Roma. E l’avevo provata. Solo che mi stava tipo laccio emostatico. Con la commessa che continuava a dirmi: “Eeeeh, questa linea la fanno fino alla M... sa com’è...”.

No, non so com’è, perché ora di fronte a me c’è il laccio emostatico, taglia L. E non mi sta a laccio emostatico, mi sta bene. E costa la metà che a Roma. La capitale della nazione dove indossare dalla taglia 46 in poi corrisponde a un crimine da punire con la mortificazione dei sacchi di patate della collezione Elena Mirò. E la commessa straniera si fa un sacco di risate quando le racconto l'episodio. “Vuoi vedere la XL?”.

No, non la voglio vedere la XL, voglio vedere la faccia della commessa romana quando le sventolerò sotto il naso il laccio emostatico in taglia L, insieme alle statistiche sulle misure vitali delle donne danesi. Il debito di riconoscenza verso la nazione che anni fa mi ha salvato da una verità troppo pesante da sopportare è oggi ancora più grande. Large, indeed.

3 commenti:

נחום ha detto...

le vere donne hanno le curve, paolé. Ti ho linkata.

Paola ha detto...

Le vere donne hanno curve, rettilinei, gimkane o plateau. Basta che nessuno dica loro quello che dovrebbero avere... Ciao Andre' :)

Giorgia ha detto...

non è che "le fanno solo fino alla M" (mantra ripetuto fino alla nausea da tutte le commesse di tutti i negozi d'abbigliamento d'Italia), gli è che i distributori italiani comprano e poi smerciano robe "fino alla M" per imporre il modello grissino - oppure sono paraculi, e comprano e smerciano pure le L, che finiscono prima di tutte le altre perché la gente normale ha anche la carne intorno alle ossa (e anche perché, obbiettivamente, anche le L che fanno non sono poi così L quindi a una *vera* L vanno comunque strette), e quindi ai saldi rimane solo la roba per anoressiche o per quelle che sono L ma, pur di comprarsi una roba, prendono la M o la S e vanno in giro a mo' di lonza.