22.12.08

E mo' spiegalo a C.

Negli anni passati con C. mi sono resa conto di una cosa piuttosto imbarazzante: nove volte su dieci, quando mi tocca spiegargli come funzionano le cose in Italia, quelle che erano pacifiche certezze si sgretolano alla velocità di un incredulo "You must be kidding me".
Neanche un inglese tutto sommato decente riesce a salvarmi da questa slavina: non è che non riesco a spiegargliele (a un certo punto lo interrogo per vedere se sta seguendo), è che proprio certe idiosincrasie, specialmente se raccontate in un'altra lingua, si manifestano in tutta la loro abbacinante nudità.

E no, non sto parlando delle consuetudini al volante o dei fenomeni di folklore dogmatico assurti a feste di Stato: parlo soprattutto di cose in cui ho creduto per anni.
Devo dire che inizialmente il senso di destabilizzazione mi dava un po' di vertigini. Ultimamente invece ci ho preso gusto. Trovo che la fase "Spiegalo a C." sia il miglior crash test per valutare la tenuta di un'opinione. Ora che l'effetto devastante dei primi tentativi è passato so che per ottimizzare i risultati devo arrivare allenata. Cioè, prima di lanciarmi a folle corsa con la mia ideuzza, per poi accorgermi che sto sgambettando nell'aria come Wile E. Coyote ben oltre l'orlo del precipizio, cerco di pre-testarla io. Insomma, il bungee jumping non sarebbe altrettanto divertente se non si avesse la quasi totale certezza che la corda reggerà.

Ecco perché il crash test di ieri sera non mi trova impreparata. Cioè, ho fatto un po' la finta tonta, ma giusto per non tradire lo spirito del momento.

- Ciccio, oggi stavo leggendo una cosa che Massimo ha scritto sul suo blog...
- Cosa?
- Il fatto che secondo lui i sindacati sono l'unica speranza per i lavoratori in Italia.
- Ma intendi le union?
- NOOOOOOOOOO! Quella è roba mafiosa! Niente più che una gilda! I sindacati italiani hanno una gloriosa tradizione nelle società di mutuo soccorso, sono loro che hanno elevato lo sciopero a mezzo di rivendicazione dei diritti e, beh, non ti sto a raccontare quello che hanno fatto in passato, ma se nelle fabbriche gli operai non muoiono come mosche è per merito loro!
- Capito... e ora che fanno?
- Beh, praticamente loro discutono con i sindacati dei datori di lavoro, e insieme decidono quanto i lavoratori devono guadagnare. E ogni tot di anni son dolori, perché gli stipendi vanno adeguati e chiaramente i datori di lavoro non vogliono cedere.
- Oddio, messa così sembra che far parte di un sindacato sia una fregatura.
- E perché?
- Beh, perché se sei iscritto loro decidono quanto guadagni!
- Ehm, ciccio, mi sa che non mi sono spiegata... Loro decidono per tutti i lavoratori. Cioè, in teoria no, però in pratica sì.
- COSA?? E perché???
- Beh, perché così tutti guadagnano almeno un minimo...
- Questa è una cosa giusta... ma quindi decidono solo i minimi?
- Uhm, no, veramente di fatto decidono anche i massimi, visto che ci sono anche livelli che variano con l'anzianità e a ogni livello ci sono degli scatti che poi vengono assorbiti nel... come cazzo si tradurrà superminimo--
- Scusa?
- Niente, lassa sta'...
- Ma poi, scusa, ogni volta che nasce una nuova professione questi devono creare il sindacato apposta e discutere di retribuzioni?
- No, di solito per far prima ti piazzano in un sindacato che già c'era...
- E quindi tu che lavori nell'IT?
- ... metalmeccanica...
- COSA?
- Niente, lassa sta'...
- Ma poi chi li vota?
- Beh, immagino ci siano elezioni interne...
- Però poi decidono per tutti...
- Eh...
- Ma insomma, questi decidono solo gli stipendi?
- No! Fanno ancora lotte e rivendicazioni!
- Tipo?
- Tipo l'anno scorso... hanno praticamente bloccato il governo Prodi perché doveva rendere attuativo il decreto che portava il limite minimo per la pensione da 57 a 60 anni per chi smette di lavorare nel 2008.
- Scusa, ma non hai detto che tu non Italia tu non potresti andare in pensione prima dei 65? E che tu hai meno diritti di chi va in pensione nel 2008?
- Niente, lassa sta'... Comunque a loro ti puoi rivolgere se hai problemi sul lavoro.
- Ah, ecco, mi pareva...
- Solo che il sindacato si trova solo nelle aziende più grandi.
- In che senso?
- Nel senso che solo le aziende grandi hanno rappresentanti sindacali.
- Quindi chi è nel sindacato lavora anche nell'azienda? Ma così non è soggetto a pressioni?
- No è tutelato, perché non può essere licenziato--
- Intendevo pressioni in "positivo".
- Ah... hmmm...
- Vabbè, capito. E quelli nelle aziende medie e/o piccole?
- Ehm, loro possono andare agli uffici dei sindacati e incrociare le dita.
- Hm...
- Però a volte funziona -- metti i giornalisti: le cause di lavoro le vincono sempre.
- Ma non mi dicevi che i giornalisti italiani sono praticamente una casta?
- Niente, lassa sta'...
- Vabbé, al solito mi sembra una cosa molto italiana.
- Cosa?
- Il fatto che il lavoro sia vissuto come una maledizione da cui un benevolo padre/padrone ti deve salvare, perché tu sei a prescindere troppo imbecille per farlo. Praticamente questi non ti riconoscono un minimo di autonomia nella tua capacità di contrattare il tuo tempo. E non ti riconoscono la possibilità di migliorare, o di cambiare strada. Ci credo che tutti gli italiani che conosco si lamentano del lavoro che fanno: praticamente entri nel sistema e lì rimani tipo criceto nel percorso obbligato. E per di più, se sei al di fuori del percorso obbligato dei sindacati non hai neanche un diritto.
- Mh.
- E quindi Massimo sostiene che loro salveranno i lavoratori italiani?
- Già.
- E come?
- Ciccio, non lo so... a volte ho l'impressione che noi reduci di sinistra soffriamo della sindrome di Stoccolma. Ostaggi di pazzi sadici, ma senza il coraggio di mandarli affanculo perché non abbiamo più idea di come possa essere la vita senza di loro.
- E ora perché sorridi?
- Niente, pensavo ai crash test. Sono utili, no?
- Eh?
- Niente ciccio, lassa sta'... 'notte!

*clic*

(solo lei può mandarmi a cacare per questo post... ma le abbuono la reazione emotiva solo per un mese, poi basta, eh?)

4.12.08

Piove, panettiere ladro

Non che mi ci volessero le sveglie alle 2 del mattino per farmi apprezzare gli sforzi di chi lavora in un panificio, ma di certo quelle poche sveglie mi hanno aiutato a capire quanto sacrificio (e quanto costo vivo) c'è dietro un centinaio di kg di pane. E non parlo di pane superlativo, ma di un pane onesto.

Quindi, se già il vecchio adagio "costa più il pane dei biscotti" mi faceva cascare le palle (in quel modo lento ma inesorabile che solo le beppegrillate hanno di farti cascare le palle), secondo voi, che effetto mi fa ora leggere la versione natalizia del meme?